TURA NEWS di p. Remo Villa


Diario di vita missionaria

Mentre 4 miliardi di persone al mondo sono in regime di restrizione a causa della pandemia da COVID 19, il nostro contatto con in i missionari che operano negli angoli più sperduti del mondo, continua …
Iniziamo da oggi a pubblicare il diario mensile di Padre Remo Villa, missionario in TANZANIA che seguiamo da molti anni e che da Gennaio è stato mandato in una nuova missione, la missione di TURA nel nord del paese. E’ lo stesso missionario di cui qualche anno fa abbiamo pubblicato il diario di un anno di missione in un villaggio sperduto nella brousse del nord del paese, il villaggio di HEKA; diario da cui abbiamo tratto un bellissimo libro fotografico HEKA NEWS.

Gennaio 2020

TURA NEWS sarà la storia di un’altra avventura da seguire con passione. Iniziamo con il diario del mese di GENNAIO

17 gennaio, venerdi’

Intuisco gia’ che oggi sara’ una giornata piena: di viaggio e specialente di emozioni, per questo “giovanotto” del secolo scorso nonche’ dello scorso millennio.

Pian piano mi sto “staccando” da Iringa (foto 01: veduta di parte della citta’) per iniziare una nuova avvenTURA in quel di Singida, dove ho gia’ prestato il mio servizio missionario per due anni, ad Heka, dal 2011 al 2013.

Parto da Iringa, Parrocchia Maria Consolata di Mshindo  poco depo le 8 del mattino, assieme a Peter, in direzione di Dodoma, la capitale del Tanzania, tutta un fermento di costruzioni, strade e uffici dove si sta installando il Governo ed i suoi vari Ministeri. La residenza e gli uffici del Primo Ministro dominano la citta’ in mezzo alla gola della collina fatta di grossi massi penso morenici.

A Itigi, sede anche di un bell’ospedalle missionario costruito negli anni novanta del secolo scorso, mi aspetta P. Bernardo Mgallya, da sette anni amministratore della diocesi di Singida, mandato dal Vescovo per mostrarmi il luogo di questo mio nuovo servizio missionario. Ed assieme, con la mia macchina, ci avviamo verso TURA, sulla nuova strada statale asfaltafa da poco, dove e’ facile assopirsi per i lungi rettilinei ed ampi orizzonti con un’ampia distesa di arbusti verdi, tipica vegetazione tropicale, che ci accompagna per gli ultimi 80 km. (foto 02: nuova strada asfaltata verso Tura)

Arriviamo a TURA verso le quattro del pomeriggio. E dopo 490 km da Iringa.

Nel terreno dove sorgera’ la nuova missione, ci stanno aspettando alcune persone, tra cui Ulimwangu (“Universo”) il presidente del consiglio dei laici della comunita’.  E poi il responsabile governativo delle scuole della zona, tre dei sei maestri che gia’ insegnano in una situazione veramente precaria nelle tre aule gia’ costruite della scuola elementare di San Raphael ed alcune signore.

P. Bernardo mi presenta ai convenuti: “Da oggi p. Remo verra’ a trovarvi molto spesso qui a Tura”.  Infatti ufficialmente non vi e’ ancora nessuna designazione di Tura come PARROCCHIA e di P. Remo come suo primo Parroco…

Ma nei loro brevi interventi i presenti parlano gia’ di “Parrocchia di Tura” e noto che sono visibilmente contenti e senz’altro attendono con impazienza l’arrivo del sacerdote che stia con loro.

Mi guardo attorno ed in pratica nel terreno della missione – 100 acri, piu’ o meno 45 ettari – vedo solo arbusti e qualche albero tipico della savana, con appese varie arnie – tronchi d’albero scavati ed appesi ai rami – dalle quali mi dicono, potro’ avere dell’ottimo miele (Foto 03: alveari appesi ai rami) . La mia memoria vola subito ad un altro paese del Medio Oriente, dove QUALCUNO ha promesso ad un certo popolo di nomadi che dara’ loro un paese dove “scorrono latte e MIELE”.

Ci sono altre otto comunita’ periferiche che faranno parte di questa nuova missione, mi ragguaglia un catechista, anziano, pure lui presente. E noi catechisti impegnati in queste varie comunita’, continua, siamo in sette. Ed i battezzati non mancano di certo, anche se molti sono di altre denominazioni cristiane, ma ancor piu’ somo i musulmani.

Nel terreno della missione ci sono: tre costruzioni – aule scolastiche ed ufficio per maestri –, i gabinetti per gli scolari che attualmente sono circa una sessantina che frequentano i primi sei anni delle elementari (in Tanzania sono sette gli anni delle elementari, prima di accedere alle superiori). E poi la chiesa: un tetto di lastre zincate sostenuto da tubolari, tutta aperta, col pavimento di terra e delle panche. Un tavolino funge da altare. Mi piace molto, nella sua semplicita’ (Foto 04: La chiesa parrocchiale di Tura).

Non c’e’ la canonica, nella missione. Prima del mio arrivo, in paese, e’ stata individuata una casetta dove possa vivere il Parroco in attesa della nuova casa parrocchiale. La costruzione della casa parrocchiale sara’ quindi il mio primo impegno qui a TURA, oltre, ovviamente, al servizio pastorale orientato alla creazione della comunita’ qui al centro e nelle altre comunita’ periferiche.

Ci avviamo alla casa presa in affitto, alla periferia del paese, nella contrada chiamata “Majengo mapya” (Case nuove). Di recente costruzione, tre stanze (una sara’ adibita a sala pranzo), cucina stile africano, esterna con le 3 classiche pietre dove accendere il fuoco e cucinare. Manca l’acqua corrente – come d’altronde in tutte le case dei paesi -, che dovro’ procurarmi dove sara’ disponibile: durante il periodo delle piogge sara’ sufficiente raccoglierla dal tetto, e poi dal pozzo qui vicino, profondo circa 10 metri, ma che per ora mi sembra abbia acqua non tanto pulita. Sara’ quindi indispensabile fare scorta di acqua potabile in bottiglie che non manca anche qui in paese, mi dicono.

P. Bernardo definisce il contratto di affitto con il proprietario: per ora saranno 5 mesi, dal primo di febbraio, poi si vedra’ secondo la necessita’. A dire la verita’,il canone d’affitto sembra troppo alto, ma cosa vuoi, penso che il proprietario faccia leva sul fatto che qui in paese non ci sia un’altra casa di questo tenore, e quindi….

Passiamo accanto alla stazione ferroviaria della linea che dalla citta’ di Dar es Salaam sulla costa dell’Oceano Indiano, corre verso ovest e nord ovest attraversando tutto il Paese. A scartamento ridotto e con locomotive a nafta, fu costruita al tempo del Tedeschi all’inizio del 1800. Attualmente una compagnia cinese, il cui quartiere generale si trova a 5 km da Tura, sta consolidando tutta la tratta. Noto le indicazione dell’altezza di TURA: sono 4.167 piedi o 1.270 metri sul livello del mare. Quindi il caldo non manchera’ di certo.

Verso le 18.30 lasciamo Tura e ci dirigiamo al seminario diocesano a circa 30 km da Singida, dove arriviamo verso le 9 di sera. I professori del seminario, scerdoti,  ci stanno aspettando, assieme al Rettore, P. Francis Lyimu, che e’ anche vicario Geneale della Diocesi. Gran bella accoglienza con cena semplice ma “caldissima” della loro gioiosa accoglienza. Mi intrattengo finita la cena e fin dopo mezzanotte con p. Francis, che conosco da lunga pezza, da quando ero ad Heka, ormai quasi 10 anni fa (Foto 05: P. Remo con P. Francis Lyimu).

Fuori piove: prima qualche goccia, tanquilla, ma pian piano sempre piu’ forte, ancheora quando in camera finisco di scrivere queste note di viaggio.

In totale oggi il contachilometri della mia fuoristrada si e’ spostato avanti di altri 680 km. Anche se tutti fatti su strada asfaltata e con la guida condivisa con Peter, la stanchezza si fa sentire, e non poco! Si deve viaggiare sempre con le “antenne dritte”, anche se non sei alla guida: limiti di velocita’, buche anche profonde, animali e persone che attraversano la strada, i pullman – specialmente loro! – che si considerano padroni assoluti della strada… tutto questo non ti fa senz’al tro perdete l’attenzione…

La mia cara vecchia macchina – Toyota (Foto 06: la Toyota hard top del 2012) – che mi ha accompagnato in questi ultimi otto anni sulle strade e piste della mia missione per piu’ di 180 mila km! E su quali strade!!Eppure molti si meravigliano del suo buon stato “fisico”, nonostante l’eta’! Complimento per me che accolgo ogni volta con soddisfazione.

18 gennaio, sabato

Un pioggia fitta mi svelia verso le 5.30 del mattino e non mi lascia piu’ riprendere sonno.

Un caffe’ veloce veloce, ma non di moka, scambio di vedute con il Vicario e quindi in viaggio verso Singida, a 35 km dal seminario  dove il Vescovo ci sta aspettando.

Mond. Edward Mapunda, Vescovo di Singida da qualche anno (Foto 07: Il Vescovo di Singida con P. Remo), esprime la sua contentezza, e lo si nota anche fisicamente, perche’ mi rivede volentieri, per di piu’ pronto a prestare servizio pastorale missionario nella sua Diocesi.

Mi chiede della giornata di ieri: intuisco che ci tiene al fatto che andando a Tura non mi trovi in difficolta’, anzi!

Mi fa presente il suo programma: appena fatta l’entrata a Tura, nomina della “quasi Parrocchia” di Tura, con la mia nomina a parroco effettivo fin dal principio. Quando la nuova canonica sara’ pronta (e spera che avvenga presto, in 5 0 6 mesi), ci sara’ il decreto di elevazione di Tura a Parrocchia a tutti gli effetti. Seguira’ quello che qui chiamano “sendoff”, vocabolo inglese preso dal mondo delle feste di nozze, che acquista il significato di accompagnare (e quindi aiutare) una nuova parrocchia quando viene aperta: tutte le parrocchie della diocesi si ritovano nella nuova parrochia e danno una mano – la dote – alla nuova prrocchia che deve iniziare. Bella iniziativa, consolidata qui in diocesi, mi dice il Vescono, e che senz’altro costruisce unita’ e condivisione tra tutte le realta’ parrocchiali e non della diocesi. Penso sia anche un grande gesto che educa i cristiani ad alzare lo suardo e vedere olre il proprio campanile. La missione della Chiesa e’ anche questa, o no?

Mi informa, Mons. Edward, che a circa 30 km da Tura vive p. Timothy, della congregazione missionaria del Preziosissimo Sangue, operanti nella sua diocesi, e mi chiede la disponibilita’ a collaborare con lui, almeno per alcuni servizi. E perche’ no? Anzi! Cerchero’ di fare del mio meglio per condividere con lui il servizio pastorale della parrrocchia e farlo compartecipe della crescita della parrocchia. Senz’altro, appena arrivato a Tura, andro’ a trovarlo.

Dopo le 10 riprendiamo il viaggio di ritorno verso Iringa, dove spero di arrivare in serata.

A Dodoma “incappiamo” in alcuni ufficiali dell’ufficio Immigrazione, che ogni tanto controllano se ci sono persone non in regola, specialmente stranieri. Non mi era mai capitato, da quando sono in Tanzania di trovarmi in un frangente del genere. Non avendo con me ne’ passaporto, ne’ documento dell’Ufficio dell’immigrazione (perche’ mai portati con me in tutti questi anni!) ho passato un brutto momento, anche se la patente tanzaniana dimostrava che ero in regola. Ma non e’ sufficiente. Prete o non prete, missionario o non missionario, vogliono vedere i due documenti necessari. Alla fine chiedo se posso farglieli pervenire tramite w/app, una volta arrivato ad Iringa. Richiesta accettata e quindi si continua il viaggio.

Mentre Peter guida, pensavo di riposarmi, ed invece… a 155 km da Iringa, acqua color cioccolato, alta mezzo metro e piu’, attraversa con velocita’ la strada per qualche centinaio di metri: un camion gia’ nella scarpata, macchine fuori strada e piccole utilitarie ferme, e pullman che tentano di passare (Foto 08: L’acqua invade la sede stradale). Dei giovanotti sono nell’acqua quasi fino ai fianchi e cercano di resistere alla corrente tenendosi dalla parte a monte della strada: mostrano ai pochi che desiderano proseguire con il viaggio, il percorso da seguire, per non essere spinti fuori strada dalla furia dell’acqua che sembra aumenti, anche se lentamente. Peter decide di passare e si mette dietro la scia di un pullman che pero’ viene spinto fuori dal ciglio della strada. Obbligati a fermarci per qualche interminabile minuto, tutt’attorno vediamo acqua melmosa che passa con forza: non so piu’ se simo noi fermi o se veniamo spinti non so dove… Alla fine, con l’aiuto del Signore e la tranquillita’ di Peter, siamo riusciti a raggiungere la strada asciutta al di la’ di quel qualche centinaio di metri dove si vedeva nuovamente l’asfalto. Finalmente!!! Personalmente ho avuto paura di essere portato via da tanta violenza!!

Strada finita solo 5 – 6 anni fa da compagnie cinesi. In molti posti non e’ rialzata affatto dal terreno circostante e quindi con possibilita’ di allagamenti e tracimature dei torrenti stagionali. E le piogge di quest’anno non sono certo poche, come ho visto durante tutto questo viaggio…

Ad iringa arriviamo a notte, alle 7,30 con una bella pizza da Mama Iringa, un ristorantino come si deve gestito da Concetta, da molti anni in Tanzania, prima come volontaria presso le suore della Consolata, ed ora rinomata ristoratrice in citta’.

In totale: due giorni di grande maratona. Ben 1.190 km su strade asfaltate ma sulle quali devi avere sempre l’attenzione “attenta”, dove le incognite le incontri quando meno te le aspetti!!

21 gennaio, martedi’

Nella regione di Singida, uno dei problemi per le costruzione e’ la scarsita’ di legname del posto, sia per costruzioni che per arredamenti. Per  cui il prezzo del legname, che proviene in gran parte da Iringa e da Njombe , e’ molto elevato.

Visti i costi e nello stesso tempo fatti alcuni calcoli dei prezzi dei banchi, delle cattedre, degli armadi …, d’accordo con il Vescovo e con l’Amministratore diocesano, prima di spostarmi definitivamente a Singida, da Iringa mi metto d’accordo con un mio amico, Tadheus Tenga, per far arrivare a Singida un semitrailer di assi di eucalipto disponibili in grande quantita’ nei boschi di Mafinga. Legno buono, duro, di un bel colore che tende al giallo-rosso, che va bene sia per travature e capriate che per mobili della nuova canonica e delle aule scolastiche

A conti fatti, il risparmio e’ piu’ che buono: mi vengono a costare – con viaggio fino a Singida e tasse varie pagate – un quarto in meno del totale!

23 gennaio, Giovedi’

Oggi da Iringa vado a Dodoma, 4 ore di viaggio per  vedere i 20 pannelli solari da 170 watt l’uno che mi sono stati regalati dalla dott. Paola, una veterana del Tanzania, che aiuta molte Missioni non solo dal punto di vista medico e sanitario, ma anche con progetti diversificati, come quello dei panneli solari che ha donao ai missionari del Preziosissimo Sangue.

A dodoma, P. Vedasto, mi mostra i pannelli che non sono stati ancora “spacchettati”. Almeno ci sono ed a suo tempo andro’ a ritirarli per metterli in opera nella nuova canonica.

Grazie dott. Paola.

25 gennaio, sabato

Oggi sono a Makambako – dove fui Parroco per 10 anni fino al 2011 – per incontrare due miei vecchi operai: Maurus Mgaya, il muratore e George Kaduma, il falegname. Chiedo loro la disponibilita di venire a Tura dove il lavoro per loro non manchera’ di certo. Tutti due si rendono disponibili, ma chiedono qualche settimana per portare a temine impegni gia’ presi in precedenza. Assieme a Peter, ora sono tre le persone del vecchio team che saranno a Tura assieme a p. Remo.

Sia il Vecovo che il Vicario generale, hanno appoggiato fin dall’inizio questa mia idea di un team di persone affidabili che porteranno promozione e stimoli in zona.

George lavorera’ a Singida, nella falegnameria della diocesi, da dove partiranno  i vari manufatti per la scuola e la canonica di Tura. Il Vescovo ha suggerito la possibilita’ di creare un piccolo gruppetto di falegnami che poi possano portare avanti da soli la falegnameria.

Ancora una volta mi sembra di notare una grossa “fame” di nuove conoscenze negli alti livelli della diocesi. E questo e’ senz’altro segno di volonta’ “politica” di portare promozione umana alla propria gente. Quello che a mio parere manca in altre realta’ religiose operanti in Tanzania che mi sembrano “sazie” di quanto fatto negli anni addietro, e quindi senza alcuna prospettiva di vitalita’ futura.

Un grazie a Peter che oggi ci ospita a casa sua, un grazie alla moglie per il buon pranzo, come sanno fare le casalinghe tanzaniane.

Nel pomeriggio ne approfitto per fare un giro veloce in qualche contrada di Makambako, dopo quasi 10 anni da quando l’ho lasciata. Senz’altro e’ cambiata, molta piu’ gente, molte piu’ macchine, strade asfaltate, molte “apette” e moto taxi in grande quantita’. Ma anche – mi e’ parso – minor  pulizia che non negli anni scorsi. Ma forse e’ l’effetto delle piogge che continuano a cadere abbondanti in tutto il Tanzania e quindi anche a Makambako, lasciando strade melmose, canali zeppi di rifiuti…

28 gennaio, martedi’

Questa mattina partenza definitiva da Iringa, dalla parrocchia della Consolta, a Mshindo, dove in pratica ho vissuto il 2019, “in parcheggio”, quando ero qui in Tanzania. (foto 09: chiesa parrocchiale della Consolata)

Lascio la parrocchia alle 8.20, assieme a Peter Nkondola, che anche questa volta si e’ reso disponibile a condividere con me questa nuova avvenTURA a TURA. A casa ha sistemato alcune attivita’ ed ha lasciato un ragazzo che seguira’ il suo allevamento di maiali, iniziato nel 2018 dopo che e’ stato allontanato da Ihemi. Un maiale, un maschietto ancora giovincello, glielo avevo regalato io, e lui si e’ procurato le femmine, ancora piccole, a Makambako. Attualmente ha gia’ venduto una decina di maialetti di 2 – 3 mesi, e le 7 scrofe sono tutte gravide.

Prima destinazione di oggi: Tura, dove lascio alcuni bagagli nella casa dove vivro’ in affitto, e poi partenza alle 19.30 – ed e’ gia’ buio – per Dungunyi, sede del Seminario Minore diocesano di Singida, dove mi attende il Vicario del Vescovo, Sono piu’ di 150 ragazzi dalla prima alla quarta superiore, molto ben inquadrati: quasi quasi non ci si accorge per nulla di trovarso con tanti giovani!!. In tutta l’area del seminario, i ragazzi devono parlare inglese: il swahili e’ proibito. I professori sono alcuni sacerdoti diocesani assieme a due suore indiane, che vivono in una casetta adiacente al seminario.

Noi vi arriviamo verso le 22, ed i sacerdoti mi stanno aspettando per una cena assieme di benvenuto. Grazie per avermi aspettato e per il vostro benvenuto.

Stanco ma sereno.

Anche oggi il viaggio non fu proprio breve: in tutto 700 km.

In serata il sig. Tenga da Iringa mi fa sapere che la troppa pioggia di oggi ha ostacolato il carico delle assi. Speriamo che arrivi il sole ad asciugare le strade bianche del bosco e permettere a questi camion veramente pesanti di passarvi senza problemi per caricare quanto ho gia’ pagato.

29 gennaio, mercoledi’

Verso le 10 mi devo incontrare con il Vescovo, Mons. Edward Mapunda, che era l’Amministratore diocesano quando una decina di anni fa mi trovavo nella missione di Heka, sempre nel sul della diocesi di Singida.

Con il Vicario ci incontriamo prima con l’Ammnistratore, p. Bernardo: controllano se l’arredamento della casa in affitto dove vivra’ il Parroco e’ gia’ arrivato a destinazione. Sento che elencano varie cose: letti, materassi, lenzuola, coperte, zanzariere, tavoli, sedie…. ed altro donato dalla diocesi ed anche dalla parrocchia-madre di Itigi (che si trova ad 80 km a est di Tura: evviva la vicinanza!!). Inoltre: sale, zucchero, padellame, olio di girasole, secchi per raccogliere l’acqua…. Il gas c’e’ ed anche la televisione. Great….

Senz’altro, mi dice Peter, questo e’ il loro modo per dire grazie a p. Remo per aver accettato di buon cuore di venire a Tura.

Ed io devo dir grazie a loro per questi preparativi che non mi aspettavo proprio. Anzi pensavo a come fare per procurarmi velocemente le cose di prima necessita’. E grazie ancora perche’ si impegnano affinche’ mi senta subito a casa mia. ASANTE SANA (Grazie infinite)

L’entrata ufficiale a Tura, cosa che non avevo minimamente previsto e che invece p. Bernardo e p. Francis stanno ora programmando. Sara’ sabato primo febbraio. Al pomeriggio alle cinque i cristiani accoglieranno il loro primo Parroco che sara’ accompagnato dal Vicario Generale, dall’Amministratore diocesano, dal Decano di questa decania e dal Parroco della Parrocchia madre di Itigi.

Ed il giorno seguente, domenica 2 febbraio, che liturgicamente e’ la festa della Presentazione di Gesu’ al Tempio, ci sara’ la presentazione ufficiale di p. Remo come primo Parroco della “quasi Parrocchia” (ultimo passo prima di erigere ufficialmente una comunita’ ad essere giuridicamente parrocchia) di Tura, con lettura del decreto ufficiale del Vescovo.

Ci sara’ anche p. Thimoty, missionario americano da molti anni in Tanzania, della congregazione del Preziosissimo Sangue, che vive in una delle comunita’ periferiche della nuova Missione. Piu’ o meno ha la mia eta’ e sara’ il mio collaboratore nella pastorale ed anche nel resto.

Il Vescovo poi, viene informato di quanto e’ stato preparato. Lui stesso, ci fa presente, vuol aiutare la nuova Missione con i paramenti per la messa, e tutto il resto necessario per le celebrazioni liturgiche, compreso il vino, che qui costa non poco e che viene importato.

Si scusa che non potra’ presenziare all’ingresso del nuovo Parroco di Tura, per altri impegni presi in precedenza.

Appena sara’ costruita la nuova canonica, TURA diventera’ ufficialmente, con decreto del Vescovo, Parrocchia della Diocesi di Singida. Come Patrono della nuova parrocchia, suggerisce il nome di SAN CARLO LWANGA E COMPAGNI, martiri ugandesi del diciannovesimo secolo. Personalmente vedo positiva questa scelta: Carlo Lwanga, giovane come tutti i suoi compgni di martirio, africano e pieno di coraggio nel vivere la propria fede, fino a testimoniarla con il martirio della vita.

Durante l’investitura, al nuovo parroco saranno consegnate ufficialmente anche le otto comunita’ periferiche che faranno parte della nuova Missione.

Dal momento che non ho la nazionalita’ tanzaniana, il Vescovo mi suggerisce di passare all’ufficio immigrazione di Singida.

Conviene anche fare una visita all’ufficio immigrazione di Tabora, dal momento che Tura si trova in quella regione.

Prima di sera ho anche la possibilita’ di visitare la falegnameria che si trova dietro gli uffici diocesani. Non e’ certo ricca di macchinari (solo due funzionanti) e di strumenti. Sara’ in questo grande locale dove George Kaduma preparera’ capriate, banchi, cattedre, armadi, scansie … che serviranno per la canonica e per la scuola elementare di Tura.

Quindi lascio a lui, quando arrivera’, impostare il lavoro con i due “vecchietti” che attualmente ci sono in falegnameria.

30 gennaio, giovedi’

Dal Seminario torno di nuovo a Singida dove il sig. Baltazar, responsabile della Caritas Diocesana da molti anni, mi aiuta a “regolarizzare” la mia situazione nella Regione di Singida, passando dall’Ufficio immigrazione e ricevendo dopo pochi minuti, il timbro che mi garantisce la traquillita’ della mia permanenza.  

Per quanto riguarda il mio permesso di residenza nella regione di Tabora, mi dice Baldazar, dovremo andare anche all’Ufficio Immigrazione di quella Regione. Per ora a nome del Vescovo, scrive una lettera all’ufficio Centrale dell’Immigrazione, a Dar es Salaam, esponendo la mia situazione. E mi conviene – mi suggerice – tenere sempre in macchina le copie di tutti i documenti relativi: qualora mi fermassero, sono la mia garanzia di poter girare liberamente in Tanznia.

Anche il Tanzania sta ora molto attento agli immigrati, specialmente di altri stati africani, molti illegali in cerca di lavoretti per tirar a campa’, come si dice. Ogni tanto alla televisione si sente di qualche retata di immigrati illegali condotti in carcere prima del processo. Ma anche parecchi  asiatici e qualche europeo incappano in questo ufficio che diventa sempre piu’ attento ed attivo.

Torno dal Vescovo e percepisco che e’ molto contento che una nuova missione – parrocchia venga iniziata in questa zona periferica e a lungo “dimenticata” della sua grande diocesi. La vicinanza pastorale di un missionario aprira’ senz’altro nuove vie all’evangelizzzione della zona, mi dice.

Alcuni dati sommari della Diocesi di Singida raccolti in questi giorni parlando con P. Francis.

La Diocesi ha 1 milione e mezzo circa di abitanti, dei quali solo il 15% sono cattolici, una vera minoranza! I musulmani (o islamici, parlando poliically correct), sono la maggioranza. E qui in Citta’, a Singida, si riconoscono ovunque dal modo di vestire, dalle barbe non solo degli anziani, dalle tante moschee. Anche nel saluto: “Salam Alek”. “Alekum salam”, rispondo, la pace sia con te.

Le Parrocchie cattoliche in totale sono 28 e Tura sara’ la ventinovesima. Quelle a maggioranza cristiana sono solo 8 o 9. Le altre sono in situazione di minoranza (anche numerica) in realta’ quasi completamente musulmane. Quindi grosse sfide di convivenza umana oltre che religiosa. Mi dice, il Vicario, che anche Tura si trova in una realta’  di forte influenza islamica.

Tura si trova in una realta’ dove vive gente di diverse etnie: i Wakimbu, originari del posto, i Wasukuma, della zona di Mwanza ed i Wanyamwezi originari di Tabora e dintorni.

31 gennaio, venerdi’

Oggi e’ una giornata di “riposo”, tranquilla, prima di iniziare, domani 1 febbraio 2020, la mia nuova avvenTURA a TURA.

In mattinata con Peter torniamo in citta’, a Singida, per far conoscenza del suo grande mercato giornaliero: veramente immenso per strade, stradine, vicoli… Trovi di tutto, nuovo ed usato, un vocio continuo ed incessante, vivacita’ di colori di vestiti di merci e di persone. Oggi penso di essere l’unico bianco che lo visita e molti si meravigliano del mio swahili fluente e quasi perfetto, da come si complimentano con me.

A cena sono ancora a Dungunyi, in Seminario, dove p. Francis, anche a nome di tutto il corpo insegnante del seminario, mi saluta e mi augura un buon inizio (“in bocca al lupo” in perfetto italiano) per la nuova attivita’ pastorale e di promozione a Tura, dove sorgera’ la nuova missione/parrocchia  dove p. Remo – ripete parecchie volte – sara’ il primo Parroco e quindi passera’ alla storia di quella missione. Parolone…

E buona notte, in attesa di domani… per raggiungere Tura definitivamente