Lettere natalizie da parte dei nostri missionari sparsi nel mondo


I missionari ci scrivono

dai territori del mondo

Le feste natalizie sono sempre una buona occasione per riallacciare rapporti e riannodare i fili di percorsi condivisi, non solo su scala locale, ma anche su scala globale, soprattutto se questi percorsi sono quelli che condividiamo con i  nostri amici missionari sparsi nel mondo. Presentiamo qui alcune lettere e messaggi che si sono pervenuti in occasione di questo Natale 2018

Come guardare il mondo per il verso giusto

 

L'associazione Shuktara dal BANGLADESH

 

Da: আই.টি. কম্পিউটার ভিলেজ (Al Farid)
Inviato: lunedì 10 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Lama SHUKTARA Club

Cari amici di Aloe
vi facciamo in anticipo i nostri migliori auguri per questo Natale e per il Nuovo Anno. Possa il Natale 2018 portarvi serenità, pace e gioia. Noi pregheremo Dio per questo.

Dopo l’anniversario della scomparsa di Lucidio, noi vi invieremo le foto della targa che metteremo in suo ricordo. Come vi abbiamo già informati, noi non continueremo più il vostro progetto perché la situazione è cambiata e il governo si sta facendo carico delle scuole. Non c’è più bisogno quindi del progetto. Abbiamo informato di ciò anche gli amici francesi di Terres des Hommes. Pertanto non abbiamo più bisogno di altri fondi. Ci basterà la vostra benedizione. Siamo molto felici di sapere che intendete pubblicare un libro nella vostra lingua con i racconti scritti dal nostro amato Lucidio.

Facciamo a tutti voi i nostri migliori augurio per la vostra vita.

Grazie da Aung Theine, Hossain, Moayen e Ayub
Lama Shuktara

 

p. Mario Bartolini dal PERU'

 

Da: p. Mario Bartolini
Inviato: domenica 23 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Auguri

 

Cari Amici di Aloe

contraccambio  gli auguri di Buon Natale e di Buon Anno.

La nostra sorella Manuela, delle missionarie di Gesú, ci ha lasciati per ritornare alla casa del Padre, il giorno 19 di Dicembre, alle ore 11 della notte, mentre veniva trasportata d’urgenza ad un ospedale di Tarapoto. Siamo certi che ora abbiamo una intercessora di piú nel cielo per noi. Grande é il vuoto che ha lasciato:

Saluti  e rimaniamo uniti nel Signore.

P.Mario Bartolini cp

 

Da: Mario Bartolini
Inviato: sabato 29 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Auguri

 

Caro Franco;

grazie di tutto cuore per l’appoggio che ALOE mi sta dando  per la Radio. Che il Signore  la ricompensi come  solo Lui sa fare.. A  lei ed a tutti i membri di ALOE gli auguri piú sinceri di un felice nuovo anno..

Che il Signore ci guidi per i suoi sentieri. Di nuovo:grazie e saluti.

P.Mario Bartolini cp

 

don Italo Scoccia dal MOZAMBICO

 

Da: don Italo Scoccia
Inviato: lunedì 24 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Auguri

Carissimi amici,
Pace! Come state? Almeno spero che vi manteniate forti nello Spirito.

Io godo di buona salute. Pare che la malaria non mi attacca, nonostante l’assalto delle zanzare… Sono in città, a Tete. Il nostro provinciale mi ha mandato qua per aiutare un po’ il P. Giacomo Palagi (di 74 anni, originario di Massarosa in prov. di Lucca), un grande missionario, rimasto solo con una vasta parrocchia di periferia, “Martiri d’Uganda”, dato che il P. Manuel dos Anjos di questa comunità è stato operato ai reni il mese scorso a Lisbona e il P. Guglielmo è tornato in Costarica a visitare i suoi parenti e a curarsi. Starò qui fino alla fine di febbraio poi tornerò a Chitima per riprendere la traduzione della Bibbia in Nyungue e le varie attività del nuovo anno pastorale. Fino al Capodanno starà con noi anche un novizio comboniano, Rui, di Nampula, venuto qui a fare un’esperienza di comunità, prima di fare i Voti. Qui ancora non ho trovato molto da fare, oltre que le celebrazioni ordinarie, la novena di Natale, le visite alle comunità che ancora non conosco… e qualche lavoretto in casa. Approfitto per riallacciare i contatti anche con voi.

Principalmente voglio mandarvi i miei auguri di buon Natale e darvi qualche notiziola… dato che la Vera Grande Notizia è il Natale, la festa di Dio-con-noi! Che meraviglia! Dio è felice di stare con noi, danza di gioia incontenibile a causa del suo popolo e di ciascuno di noi!

“…Il SIGNORE, il tuo Dio, sta in mezzo a te
come potente Salvatore!
Tu sei causa della Sua gioia
ed Egli con il suo Amore ti farà nuova.
Egli danza e grida di gioia a causa di te,
come nei giorni di festa…”
(Cfr. Sofonia 3, 17-18a).

Questo annuncio inimmaginabile cambia tutto! Se Dio è contento di me e sta con me, anche se sono un “disastro”, col suo Amore mi rifà capace di essere felice nel pericolo e nel pianto, generoso nella povertà, pronto a donare me stesso e perdonare … Per il Natale, auguro anche a voi di entrare nella festa del nostro Dio, Che a ciascuno di noi ripete: tu Mi fai felice!

Nel mese di ottobre abbiamo avuto le elezioni amministrative senza grandi cambiamenti. Come al solito ci sono stati vari casi di broglio elettorale, sempre coperti dalle varie commissioni di controllo e seguiti da proteste che non durano mai più di un paio di mesi. La preparazione delle elezioni politiche per il prossimo anno si annunciano sulla stessa linea nonostante la retorica del cambiamento. Comunque adesso almeno non stiamo in guerra. Casi di violenza si danno soprattutto nel nord in provincia di Capo Delgado dove operano gruppi di integralisti islamici, lasciando una scia di sangue e di distruzione. La Polizia di Stato cerca di prevenire e arginare il problema. Purtroppo il terrorismo è difficile da combattere.

A livello economico continua il saccheggio del Mozambico da parte delle multinazionali con la complicità delle autorità del Mozambico ricchissimo e sempre più indebitato. Non voglio fermarmi su questi problemi che sono piuttosto comuni …

Sono arrivate le piogge e già possiamo ammirare l’esplosione del verde nella savana. Ho dovuto fare un viaggio a Maputo la settimana scorsa e sono rimasto a bocca aperta davanti alle bellezze della natura africana ravvivata dalla pioggia. Sono andato alla capitale, nell’estremo sud del Mozambico, perché faccio parte del segretariato di economia, in altre parole io dico che sono diventato “frate trozzò”, bella carriera no?! E di fatto credo che era una bella vita quella dei fraticelli cercatori che andavano a trovare le famiglie in campagna e potevano godersi una fettarella di salame casareccio e bere un bicchier di vino cotto… Adesso si viaggia in internet e sugli aerei tra tante riunioni noiose fatte di numeri e calcoli… Vi assicuro che avere a che fare con le scartoffie e con programmi gestionari non piace a nessuno e meno ancora a me… ma pure questo ci vuole per mettere la pagnotta sulla tavola. Pazienza! Questa volta ho voluto viaggiare in autobus: da Chitima a Maputo ci ho messo tre giorni! Che lusso! Chi se lo può permettere? Ma io non mi sento tanto importante e per questo preferisco non prendere la macchina, se posso andare a piedi o in bicicletta; preferisco i mezzi pubblici a quelli privati e non vado in aereo se posso andare in autobus o in treno (qualche volta i superiori me lo permettono). Allora sono andato a Maputo, la “Perla dell’Indico”, la città delle acacie … Beh, la città non è poi tanto straordinaria! Mi viene il confronto con Lima, la “Perla del Pacifico” che è tutta un’altra cosa. Ma il viaggio m’è piaciuto, a parte l’incomodo dei lunghi tratti di strada dissestata, ho potuto ammirare paesaggi diversi dai nostri dominati dal baobab. Andando verso Sud si ammirano grandi piantagioni di cocco, di banane e di ananas. Nelle brevi fermate tanti ragazzini e donne si avvicinano a vendere i prodotti freschi e saporiti della loro terra: i margini della strada sono tutti mercatini. Io normalmente non compro mai nulla, ma tornando da Beira a Tete mi sono lasciato tentare dalla liscia, una specie di nespola dal sapore dolce e delicato: ne ho comprate due sacchetti da un kg. al prezzo di 70 centesimi di euro l’uno e a casa, in comunità, gli abbiamo fatto la festa. Oltre la bocca dolce porto gli occhi pieni dei preziosi tramonti, orizzonti infuocati, spiagge bianche, tetti di paglia tra palme di datteri e cocco … e pensieri e ricordi che mi portano lontano.

Spesso vi penso … pronuncio il vostro nome nella preghiera di ogni giorno. Non mi fermo a chiedere nulla al Signore perché so che Lui sa meglio di me ciò che serve a ciascuno dei suoi figli amati. Dico i nomi delle persone più care vive e defunte (più vive delle vive)… una specie di rosario fatto di puri nomi, che ogni tanto si aggiorna e si allunga … più di cento nomi che pronuncio tutti i giorni con affetto ed eterna gratitudine. Sono tutti i vostri nomi … con cui mi presento davanti a Dio nostro Padre-Madre. Anche voi pronunciate una volta il mio nome.

Così uniti nel Cuore di Gesù e Maria, vi saluto e vi faccio i migliori auguri di buon Natale.

Sempre vostro,
Italo.

 

p. Mario Sciamanna dal CONGO

 

Da: p. Mario Sciamanna
Inviato: lunedì 24 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Auguri

Carissimi
un grande augurio ad Aloe e a tutti i suoi membri. Buon Natale e Buon 2019.
Permettetemi di farvi questi auguri comunicandovi alcune mie riflessioni che legano la storia di Gesù con la situazione di oggi.

 

NON C’ERA POSTO PER LORO

Maria e Giuseppe sono migranti a Betlemme, cercano una casa dove passare la notte, per loro due, ma soprattutto per Gesù che deve nascere.

NON C’ERA POSTO PER LORO,
eppure Giuseppe , come discendente di David, era cittadino di Betlemme, aveva diritto ad avere una casa.

Per mangiare Maria e Giuseppe hanno finito le poche provviste portate da Nazareth. Allora Giuseppe propone di chiedere l’elemosina. Maria lo sconsiglia: “Sai che l’accattonaggio è reato e possiamo finire in carcere? Il Signore ci provvederà.”

“Maria, che ne dici, siamo persone umane, vediamo se per umanità ci possono accogliere in qualche parte”.
“Povero il mio Giuseppe, a Betlemme non c’è più umanità. Hanno cancellato perfino la legge che si chiamava protezione umanitaria. Certamente in questa legge c’è lo zampino di Erode, così inumano da uccidere moglie e figli”.

Betlemme è piena di gente venuta da lontano. Giuseppe incontra Barnaba che viene da Cana di Galilea con sua moglie, per il censimento. “Come va , Barnaba? “ “Male ; avevamo il permesso di protezione umanitaria ed eravamo al coperto; di colpo ci hanno cacciato via e ci siamo ritrovati sulla strada.”

A Betlemme gli abitanti hanno paura dei migranti, soprattutto se vengono dalla Galilea:” sono tutti ladri e assassini, sono zeloti terroristi, bisogna tener  ben chiuse le porte di casa.

Visto che gli uomini hanno perso umanità Giuseppe e Maria chiedono ospitalità agli animali; almeno saranno più umani degli uomini. Cercano, trovano una grotta, una stalla con un bue e un asino; li accolgono con un muggito il bue, e con un ioio l’asino . Siccome faceva tanto freddo, il bue e l’asinello con il loro fiato riscaldano il Figlio di Dio e il loro fiato non inquina.

Quando Gesù, Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto, per salvarsi dalla guerra scatenata da Erode, contro i bambini, siccome era di notte, non ebbero la possibilità di fare i documenti ordinati dal Faraone per gli stranieri. Quindi vissero l’avventura dei clandestini, bussando alle porte di quelli che avevano il cuore aperto.

BEATI GLI EGIZIANI CHE ACCOLSERO GESU, GIUSEPPE E MARIA, MIGRANTI COME TANTI MILIONI DI BAMBINI , DONNE ED UOMINI.

Gesù Risorto, Glorioso, nascosto nel volto di milioni di affamati, assetati, malati, migranti, che attraversano il Mediterraneo, per sopravvivere nel continente europeo, trova  i porti  e i cuori degli uomini chiusi, per la paura.

Eppure la tua promessa è chiara, Signore Gesù:                                                                                ” Se qualcuno mi apre la porta e il  cuore, entrerò da lui e cenerò con lui “

Ciò nonostante si trova sempre qualche barca, qualche piccolo porto disposti ad accogliere il Signore Gesù.

BEATI VOI, MEDICI SENZA FRONTIERE; NELLA VOSTRA NAVE ROSSA “ AQUARIUS “ AVETE ACCOLTO DECINE DI  FRATELLI, AFFAMATI , MALATI E MALTRATTAI.

BEATI VOI, OPERATORI DELLA DICIOTTI CHE AVETE RESISTITO FINO ALLA FINE, CONTRO CHI STAVA SEQUESTRANDO BAMBINI , UOMINI E DONNE, E AVETE PRESO A BORDO PER SALVARLI DALLA FURIA DEL MARE.

BEATI VOI FRATELLI E SORELLE,  CHIESA ITALIANA, CHE A ROCCA DI PAPA AVETE ACCOLTO CIASCUNO,CON UN ABBRACCIO E UN SORRISO , TRA LACRIME DI COMMEZIONE, I FRATELLI SALVATI DAL NARE, CHE FINO A QUEL GIORNO NON AVEVANO VISTO CHE PRIGIONI, SBARRE DI FERRO, PERCOSSE, INSULTI E MINACCE DI MORTE.

BEATI CHI ACCOLSE IN UN VILLAGGIO DELLA CALABRIA, GIUSEPPE, GANESE E FEDE NIGERIANA CON LA LORO BIMBA DI 5 MESI.

Venuti da lontano, siete vera icona della Sacra Famiglia in Egitto. Adesso, finita la “protezione umanitaria”, siete ancora sulla strada, in cerca di rifugio; ora fate parte del popolo degli “scarti”, in cerva di riposo, ai bordi delle vie delle nostre città, voi i “senza niente”. Povero Giuseppe, Povera Fede , incinta di 3 mesi, povera bimba di 5 mesi: la vostra casa è la strada, il vostro tetto il cielo gelido.

Una famiglia di Crotone, vi ha visto disorientati sulla strada, ha avuto compassione di voi, vi ha aperto la porta della loro casa. Adesso avete trovato un tetto sopra la testa e un letto su cui riposare.

BEATI COLORO CHE VI HANNO APERTO IL CUORE E LA PORTA DI CASA: FATE DISCENDERE SU DI LORO LA BENEDIZIONE DI DIO E LA VOSTRA.

Però state attenti: la “caccia” ai clandestini è già scattata.

  1. Mario Sciamanna , Missionario Saveriano

 

p. Beppe Svanera da Platì-CALABRIA

Da: Giuseppe Svanera
Inviato: lunedì 24 dicembre 2018
Oggetto: Re: Auguri

Carissimi,

grazie dei vostri auguri che contraccambio di cuore!

Immagino che con Aloe farete cose belle in questa grande festa e per l’inizio del nuovo anno.

Ricordo i bei momenti passati insieme negli anni passati e vi auguro decisamente il meglio.

Anche qui il Natale si sente!

Non ci sono le tante luci delle città ma il fuoco che i ragazzi hanno acceso ogni mattina alle quattro e mezza davanti alla chiesa parrocchiale e la gente che ha partecipato con i canti tradizionali alla Novena natalizia  hanno creato un’atmosfera particolare e a mezzanotte celebreremo anche noi la venuta del “Bambineddu”.

Buona notizia per tutti, dono del cuore del Padre, uno di noi, speranza di un mondo migliore.

Siamo anche alla fine dell’anno. Aspettiamo e auguriamo a tutti tante cose belle nel 2019.

Anche noi ripartiamo con animo, con fiducia, con ottimismo.

Nel 2018 ci ha molto condizionato la caduta del Sindaco eletto nel 2017, forse troppo impegnato per un cambio vero di questo paese. Ci ha provato, è rimasto coraggiosamente al suo posto fino all’ultimo. Adesso siamo nuovamente commissariati per “infiltrazione mafiosa”. Questo dispiace e condiziona, ma andiamo avanti.

Ci ha molto addolorato la partenza delle Suore dopo 70 anni di presenza significativa  e importante per l’educazione dei nostri bimbi.

E’ anche tramontata l’idea cullata in questi anni di acquistare una casa con cortile per l’Oratorio …

Grazie a Dio proprio in questi giorni ci hanno comunque consegnato, in Comodato, una casa confiscata nel centro del paese per la catechesi e le attività oratoriali e un terreno fuori paese, pure in Comodato, per il gioco e lo sport. Abbiamo alcuni anni a disposizione per attrezzare e sfruttare queste due aree e siamo fiduciosi che si rinnoveranno questi Comodati e comunque saranno sempre una opportunità per i nostri ragazzi.

Con il P. Santino (43 anni in Congo!) formiamo un tandem collaudato anche se un po’ arrugginito per la nostra non giovane età ma non ci manca proprio la voglia di fare e l’ottimismo necessario.

Insieme auguriamo quindi un felice Natale e ancora una volta un prospero anno nuovo.

Un abbraccio dall’Aspromonte e un cordialissimo saluto!

beppe

 

 

p. Stefano Camerlengo ai Missionari della Consolata nel MONDO

 

Da: p. Stefano Camerlengo
Inviato: domenica 23 dicembre 2018
A: ALOE Onlus – Newsletter
Oggetto: Re: Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Auguri fraterni a tutti, anche se lontani e sentendoci poco,
vi porto con me e accompagno la vostra missione, fraternamente,
padre Stefano alleluia!

 

Messaggio di Natale 2018

“Dando uno sguardo al passato ringraziamo Iddio dei benefici ricevuti, e delle grazie che ci ha concesse, anche in mezzo alle prove, cui piacque a Lui di sottometterci. D’ora innanzi la nostra sia una vita di speranza di sempre nuove e abbondanti benedizioni su ciascuno in particolare e sull’Istituto. Venga presto il bel giorno in cui tutti, un cuor solo ed un’anima sola, ripigliamo a correre la strada della santificazione nostra, sotto gli occhi della nostra SS. Consolata”.
(Beato Giuseppe Allamano)

“Tutte le cose di cui abbiamo veramente bisogno ci possono venire soltanto come dono!”
(Thomas Merton)

… il Natale, ogni anno, ce lo insegna!

Ci sono momenti della storia del mondo in cui il messaggio del Natale esprime un bisogno più forte di condivisione e di unità.

Carissimi missionari, missionarie, parenti, benefattori ed amici;

Accogliamo il dono del Natale!

Natale è il momento del nostro tenerissimo incontro con Dio che diventa uno di noi. Dio non disdegna la nostra pochezza umana ma la assume per dirci quanto siamo preziosi per Lui e quanto valiamo dinanzi ai suoi occhi. Il sentirci pensati da Dio, amati da Lui, cercati, desiderati, il conoscere che Lui mette in gioco la sua vita per noi, ci riempie di tanta gioia. Natale è l’amore donato, regalato a tutti, ai buoni come ai cattivi, ai santi come ai peccatori, agli uomini importanti come a tutti i diseredati. ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA

Celebrare il Natale è fare posto!

Celebrare il Natale significa fare posto, nella mente e nel cuore, a Gesù che bussa alla nostra porta. Spesso non disponiamo di uno spazio già pronto: occorre, perciò, procurargli un ambiente che era occupato, sgombrandolo. Bisogna farlo entrare dove Lui è assente e offrigli ospitalità dove prima era escluso. Il Signore desidera abitare tra noi e mai si stanca di bussare ai nostri cuori, al cuore dell’umanità. Il mondo ha bisogno della sua presenza: guerre che sembrano non cessare mai e altre all’orizzonte; persecuzioni religiose e etniche, sempre più migranti schiavizzati e uccisi nell’indifferenza generale; una cultura dello spreco che ci avvolge sempre più con una forte decadenza di valori; calamità naturali causate dal troppo smog del benessere di pochi…

La risposta del “Dio che viene a noi” è un invito ad accoglierlo nella nostra vita e a lasciarci trasformare in “docili strumenti nelle sue mani”, perché con il nostro impegno la sua tenerezza possa invadere l’universo intero e donare ad ogni persona: dignità, giustizia, pace, amore, accoglienza, perdono, gratuità!

Celebrare il Natale è accogliere la persona di Gesù!

Con il Natale il messaggio di Gesù si fa più chiaro, la sua identità si presenta in profondità. Egli non pretende da noi qualche cosa, Egli offre sé stesso. Non vuole che ci prostriamo davanti a Lui, ma ci vuole inginocchiati davanti ai fratelli. Non ci chiede di dare la vita per Lui, ma che, con Lui, la mettiamo a disposizione degli altri! Contempliamo e lasciamoci guardare dal bambino Gesù affinché ci doni la fede, ci illumini per diffondere la speranza e c’inviti a trasformare la nostra vita in carità!

Celebrare il Natale è far nascere la missione!

Il Figlio di Dio viene in mezzo a noi, nasce, vive e si dona per una precisa missione: essere segno dell’amore di Dio per il mondo, per ogni uomo. Questa è la nostra stessa missione. La “missione del Natale” è quella di nascere, di far nascere, di rinascere. Anche in un tempo di declino e indecifrabile mutamento come quello che ci mette alla prova. Scorgere il Nascente dentro di noi, negli altri, nei poveri ed esclusi, nei giovani, nella diversità, nel futuro. Il Bambino di Betlemme, infatti, non invecchia, ridesta la fiducia in chi lo accoglie nella propria vita.

Auguro a ciascuno di specchiarsi così nel mistero dell’incarnazione, per approfondire il senso della propria esistenza, e dare buona direzione ai propri passi. Per accogliere l’Amore ed esserne segno umile e credibile. Dio si è fatto uomo perché ognuno di noi diventi più uomo e più umano. Chi ama arriva per primo, i suoi passi arrivano prima. Così è per Dio: i suoi passi sono passi d’amante che arrivano sempre per primi. Da Lui siamo invitati ad imparare il suo stile, a fare sempre il primo passo perché non possiamo restare impassibili, indifferenti davanti alla sofferenza di tanti: il Natale non ce lo permette!

Impariamo dagli alberi…

“Il nonno teneva per mano il nipotino e indicava i poderosi alberi del viale.

Raccontava che niente è più bello di un albero.

– Guarda, guarda gli alberi come lavorano!

– Ma che cosa fanno nonno?

– Tengono la terra attaccata al cielo! Ed è una cosa molto difficile. Osserva questo tronco rugoso. È come una grossa corda. Ci sono anche tanti nodi.

Alle due estremità i fili della corda si dividono e si allargano per attaccare cielo e terra. Li chiamano rami in alto e radici in basso. Sono la stessa cosa. Le radici si aprono la strada nel terreno e allo stesso modo i rami si aprono una strada nel cielo. In entrambi i casi è un duro lavoro!

– Ma nonno, è più difficile penetrare nel terreno che nel cielo!

– Eh no, bimbo mio. Se fosse così, i rami sarebbero belli diritti. Guarda invece come sono contorti e deformati dallo sforzo. Cercano e faticano. Fanno tentativi tormentosi più delle radici.

– Ma chi fa fare loro tutta questa faticaccia?

– È il vento. Il vento vorrebbe separare il cielo dalla terra. Ma gli alberi tengono duro. Per ora stanno vincendo loro.

È questo il duro lavoro della nostra fede: tenere il cielo attaccato alla terra, tenerci stretti al nostro Dio, nella certezza che Lui non molla mai la presa. Ognuno di noi è così, come un albero che si radica in piena terra e insieme in pieno cielo … E spesso c’è tanta fatica nel tenere insieme cielo e terra, fede e vita, nel cucire i pezzi, nel ricucire noi stessi, perché qualche volta la vita è davvero dura.”

(Tratto da una raccolta di storie natalizie)

Carissimi, i nostri non siano auguri di circostanza, rituali, ma siano la dolce e commovente carezza al cuore come fa Dio. Un Santo Natale a tutti e ad ognuno, fatto di silenzio e di stupore per un Dio amabile che si lascia prendere in braccio!

Natale 2018

 

p. Ilario Trobbiani dalle FILIPPINE

P. Ilario Trobbiani ha preferito chiamarci direttamente dalle Filippine, per farci gli auguri e per raccontarci a voce i progressi del progetto del “Food processing”. Saluta tutti e fa a tutti i suoi più sentiti auguri.

 

Lettera agli Amici di MAR MUSA - SIRIA

Da: Monastic Community al-Khalil, Deir Mar Musa
Inviato: lunedì 17 dicembre 2018
A: Aloemission.org
Oggetto: Letter to the Friends of Deir Mar Musa, Christmas 2018

 

LETTERA AGLI AMICI. Natale 2018

Introduzione di Suor Houda Fadoul: dal dolore alla speranza

Dolore (alam) e speranza (amal) sono due parole composte da lettere identiche ma con un significato completamente differente, due parole comunque strettamente unite da un legame che si manifesta in modo chiaro e tangibile nella preghiera e in prossimità di Dio.

E’ la speranza che spinge la persona sofferente a continuare a vivere, ma da dove viene questa speranza nella perdita, nel dolore, nella solitudine e nell’abbandono stesso di un Dio d’amore e tenerezza?

Il dolore impedisce di comprendere e di toccare la misericordia di Dio quando nega la gioia per il possesso di persone e di cose: diplomi, conoscenza delle lingue, realizzazione dei sogni … spesso allora si perde la perseveranza nella prova come se la nostra tristezza fosse la sola al mondo, e si attende disperatamente che gli altri ci consolino dimenticando che le vere consolazioni spirituali ci vengono da Dio nei momenti di preghiera: «Qualcuno tra voi è nella sofferenza? Che preghi.» (Giacomo 5, 13). E’ importante vegliare affinché non scompaia dalla nostra coscienza di battezzati il senso della vera gioia e il valore della sofferenza.

La solidarietà di Dio con il suo popolo è chiara: nell’Antico Testamento, i profeti furono inviati per confortare il popolo ebraico (Is 61, 1-3) ; nel Nuovo, Gesù piange per Gerusalemme (Lc 19, 41) come per l’amico Lazzaro (Gv 11, 35), soffre la passione e muore sulla croce per noi, lui l’Innocente, il Veramente Santo, il Figlio di Dio.

Certo, è facile parlare di sofferenza quando questa colpisce gli altri, ma quando colpisce noi in ciò che abbiamo di più caro – anche se si tratta a volte di cose, in fin dei conti, insignificanti –, è richiesta la nostra risposta personale.

Il nostro Maestro ci ha donato la risposta dall’alto, dalla croce, al culmine della sua sofferenza. Possiamo, a sua imitazione, dare una risposta cristiana quando siamo noi stessi colpiti dal dolore, nella notte della tentazione e nel momento dell’abbandono che il nostro Maestro ha vissuto prima di noi sulla croce? «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46) «Non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi.» (Mc 14, 36b).

Una risposta sarà la nostra disponibilità ad unire il nostro dolore a quello del nostro ben amato Gesù, offrendolo a Dio per un mondo di giustizia e di pace nel quale la parola che prevale è la Parola di Verità. Questa è una grazia che si ottiene da Dio con la forza della preghiera e appartandosi con il Ben-amato per comprenderlo in profondità.

Un’altra risposta sarà la nostra capacità di vivere la gratuità, conosciuta solo dagli amici più intimi di Gesù, coloro che vivono nella sua amicizia e che partecipano la sua solidarietà con gli uomini. Al colmo della sua sofferenza sulla croce, Gesù non ha dimenticato di consolare il cuore di sua madre affidandoci a lei come suoi figli perché ci assista e ci conforti nelle tribolazioni. Saremo capaci d’imitarlo dando una risposta divina, anche se siamo solo degli esseri umani?

Non è tanto la natura o il perché della sofferenza che costituiscono l’essenziale, ma il nostro modo di concepirla e di viverla. Se noi viviamo con fede la speranza, la nostra perseveranza e il nostro abbandono fiducioso a Dio nella prova porteranno frutti.

Il pianto di Maria sotto la croce fu coronato d’una grande gioia alla resurrezione del Figlio. Allo stesso modo, il lamento dei poveri – «Quando sono nella tristezza, salvami!» (Salmo 4, 2b) «Allevia le angosce del mio cuore; liberami dagli affanni!» (Salmo 25, 17) – si rivolge al cuore di Dio che «solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero.» (Salmo 113, 7).

Nella lettera ai Romani, l’apostolo Paolo parla dei dolori del parto nell’attesa della redenzione del nostro corpo e dell’adozione a figli (Rm 8, 22). E’ nella speranza che noi siamo salvati; così noi viviamo le sofferenze del tempo presente in attesa della gloria che ci sarà rivelata.

Scegliendo la vita monastica, ci siamo offerti totalmente al Signore. La sofferenza nella nostra vita deve assumere un senso diverso, le nostre reazioni dovrebbero diventare più equilibrate. Ora noi non ci riusciamo sempre, ma il cammino con il nostro ben-amato Gesù ci da fiducia di poter superare il dolore verso una vita migliore, ricca di significati profondi, dove loderemo Dio, l’unico capace di farci uscire dalle nostre angosce e di riempirci di gioia.

Con gli angeli che cantono «Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e sulla terra pace e speranza agli uomini», rendiamo gloria a Dio per la gioia della Sua nascita tra noi, Lui il Re della Pace. Ecco che la Buona Novella ci viene dal cielo per essere accolta sulla terra con tutto il nostro essere, perché Colui che ci ha promesso la pace sulla terra è Vero e Fedele. Aspetta che noi accogliamo la Sua Buona Novella.

E’ vero che l’inizio della lettera parla di speranza (amal), ma è la speranza che esprime meglio il messaggio della lettera ai Romani : «Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. » (Rm 5, 3-4). La speranza non delude mai. Siamo dunque testimoni del battesimo che noi abbiamo ricevuto gratuitamente e di cui viviamo i frutti, confidando che noi sapremo donare gratuitamente e generosamente, nonostante il nostro dolore presente: «Nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità » (2 Cor 8, 2) ; e gioiosi nonostante il nostro dolore: « Gioite nel Signore ed esultate, giusti, giubilate, voi tutti, retti di cuore!» (Salmo 32, 11), per la grazia del nostro Signore e la potenza dello Spirito Santo. Amen.

I membri della Comunità

Abuna Paolo

La sorte del nostro fratello e padre fondatore Paolo Dall’Oglio è ancora sconosciuta. Noi moltiplichiamo le nostre preghiere ardenti a Dio per lui e per le migliaia di scomparsi della guerra siriana, di cui le famiglie non hanno notizie.

Siamo venuti a conoscenza con gioia dei dottorati in corso sulla sua teologia del dialogo islamo-cristiano, così necessaria per il nostro mondo d’oggi. Riascoltiamo noi stessi un gran numero di conferenze inedite che Abuna Paolo ha fatto al monastero seguendo le linee direttrici della nostra Regola monastica, nella speranza di poterne fare un libro sulla sua antropologia spirituale, un progetto di grande importanza per il quale siamo aiutati dal nostro amico Adib Khoury, responsabile della nostra casa editrice al-Khalil.

Nell’attuale contesto ecclesiale e sociale complesso e preoccupante, abbiamo una grande responsabilità che ha bisogno di sforzi sempre maggiori da parte di ciascun membro della comunità.

Suor Houda

Persegue con grande abnegazione la sua funzione di responsabile della comunità, sovraintendendo attentamente all’accompagnamento spirituale dei membri della comunità monastica, degli amici e delle tante persone che vengono al monastero per questo scopo. Sovraintende ai progetti presso il monastero e la parrocchia di Nebek, oltre ad assistere i parrocchiani di Qaryatayn rifugiati nella regione di Homs. Quest’anno, ha visitato Deir Maryam a Sulaymaniya per seguire da vicino la missione di padre Jens e i lavori di costruzione che porta avanti con competenza. Precedentemente, ha trascorso un periodo a Cori ed ha assistito padre Jacques durante il suo ricovero in ospedale. Sr Houda ha accettato anche alcuni inviti in più paesi per presentare la vocazione e le attività della comunità in Siria e in Iraq.

Frà Jacques

A causa dei suoi problemi di salute, Padre Jacques ha trascorso la maggior parte dell’anno a Cori per poter usufruire delle cure mediche necessarie. Nello stesso tempo, ha accettato qualche invito a parlare della vocazione della comunità monastica e della situazione dei cristiani in Siria. Per quanto possibile, assiste alcune persone e visita le famiglie dei rifugiati in Europa, si occupa dei giovani studenti siriani, borsisti presso le università italiane, sostenuto in questa attività da molte famiglie e istituzioni religiose. Ha celebrato la Settimana Santa e la festa di Pasqua con i rifugiati Iracheni in Turchia, accogliendo l’invito che S. E. Monsignor Paolo Bizetti, vescovo latino d’Anatolia, ha rivolto alla nostra comunità di sostenere le famiglie dei rifugiati cristiani siriaci, caldei e di altre chiese nella regione della Cappadocia e del Mar Nero.

Le Éditions Emmanuel hanno pubblicato il suo libro « Un moine en otage. Le combat pour la paix d’un prisonnier des djihadistes », nel quale da testimonianza del suo rapimento e parla della sua esperienza di vita monastica in seno alla comunità di Mar Musa fino ad oggi. Questo libro è stato realizzato con l’aiuto d’Amaury Guillem, un giornalista francese.

Frà Jens

Nel corso dell’anno, ha potuto terminare la costruzione di due edifici adiacenti alla chiesa. La scuola di lingue e formazione professionale Mali Dangakan (La Casa delle Voci) si è trasferita nel primo edificio. I corsi di buon livello attirano un numero sempre maggiore di persone, perché lo studio delle lingue (arabe, curdo, inglese) aiuta a trovare un impiego e un avvenire nella regione. Il secondo edificio è il monastero delle monache con uno spazio d’accoglienza per le donne che desiderano trascorrere un periodo di silenzio, di preghiera, o di aiuto alla nostra comunità nella missione. La presenza della comunità e il suo impegno nella regione hanno permesso di facilitare e sviluppare relazioni molto positive con la comunità locale, sia a livello culturale che religioso e sociale. Da queste relazioni è nato un gruppo di teatro le cui rappresentazioni, che si caratterizzano per una grande profondità, costituiscono un reale messaggio d’interazione tra i differenti strati della società e le loro differenti istituzioni. Per quanto riguarda il gruppo di musica curda, questo è talmente cresciuto con successo in seno alla nostra chiesa che i suoi membri l’hanno scelta come loro centro e casa, dove esercitarsi con gioia e diligenza. Inoltre, numerosi benefattori hanno offerto dei libri per arricchire la biblioteca del monastero, che, speriamo, si svilupperà per divenire un centro al servizio delle persone interessate alla ricerca e allo studio in ambiti diversi.

La scuola estiva di quest’anno si è distinta dalle precedenti perché ha attirato un gran numero di bambini della regione, musulmani e cristiani, cittadini locali e rifugiati, Curdi, Arabi, Caldei e Siriani. Per due mesi, i bambini hanno sperimentato assieme la gioia di apprendere, di sviluppare i loro talenti artistici, di fare gite e di giocare sotto il controllo d’insegnanti qualificati sotto l’occhio attento di padre Jens.

L’impegno della comunità a Deir Maryam Al-Adhra rivolto all’ospitalità dei rifugiati per molti anni ha costituito un peso materiale non indifferente per la comunità. Noi non ne eravamo pienamente coscienti dal momento che Padre Jens si è trovato spesso solo a dover gestire l’aiuto alle persone bisognose, e in particolare a dover far fronte alle richieste costanti delle famiglie accolte di cui ci facciamo carico da più di quattro anni.

Frà Butros

E’ il monaco che ha vissuto quasi ininterrotamente al monastero per tanti anni. Dopo un attento discernimento con la Comunità, è stato deciso che Butros farà un’esperienza fuori dal monastero di Mar Musa per tre anni, per permettergli di indagare ed approfondire la sua vocazione. Per questo motivo, ora vive attualmente presso un’altra comunità monastica in Libano. La decisione è stata presa in conformità ai canoni della nostra Comunità. Vi domandiamo di sostenerlo con la vostra preghiera.

Frà Jihad

frà Jihad continua il suo lavoro per la tesi di dottorato in teologia biblica e spera di terminarne la redazione quest’anno. Aiuta attivamente da parecchi anni Sr. Houda supervisionando i progetti della comunità in Siria, che affrontano i bisogni della popolazione: la povertà, la malattia, le crisi sociali ed economiche dovute all’instabilità persistente nella regione.

Padre Jihad vive da qualche mese nella nuova abitazione dei monaci che degli amici generosi hanno acquistato a due passi dal monastero di San Salvatore per poterla affittare alla comunità, allargando così anche le nostre possibilità di accoglienza. Si occupa del progetto di restauro della chiesa del monastero, già approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Il restauro dovrà cominciare presto, con grande gioia anche degli abitanti della città di Cori che hanno, di questa chiesa, dei ricordi indimenticabili.

Il libro di padre Jihad «Abbiamo fame e nostalgia di Eucarestia» è stato appena pubblicato in italiano presso le edizioni Ancora. Parla della sua esperienza missionaria presso i rifugiati iracheni cristiani in Turchia.

Suor Deema

Suor Deema ha trascorso la maggior parte dell’anno a Mar Musa ad accogliere, ascoltare ed assistere gli ospiti, in particolare i giovani che portano nel loro cuore il dolore della situazione in Siria e la speranza in un avvenire migliore. Si occupa con suor Houda di seguire i progetti, i programmi di assistenza e mantenere le relazioni con le persone. Speriamo che potrà presto continuare i suoi studi superiori in teologia dogmatica. Deema ha trascorso l’estate a San Salvatore dove ha aiutato ad accogliere i molti amici, europei e siriani rifugiati in Europa che hanno voluto trascorrere un po’ di tempo con noi per trovare conforto, nutrimento spirituale e gioia riscoprendo l’atmosfera di Mar Musa e di Mar Elian qui in Europa una grande benedizione per loro e per noi. Per questo motivo cerchiamo di creare il maggior numero di occasioni possibili di visita a San Salvatore senza intralciare troppo l’impegno di studio dei membri della comunità lì presenti.

Frà Yaussé

Ha lasciato il monastero a febbraio scorso per un anno sabbatico che finirà a febbraio, dopo gli esercizi spirituali che l’aiuteranno a discernere ed approfondire la sua vocazione. Noi siamo fiduciosi che Dio buono e generoso saprà aiutarlo a fare una buona scelta. Vi chiediamo quindi di accompagnarlo nella preghiera.

Suor Carol

Quest’anno, ha cominciato la sua tesi di dottorato in islamologia. Risiede principalmente al monastero di San Salvatore, partecipa a conferenze ed incontri in Europa connessi alla vocazione della comunità, organizza da alcuni anni al monastero degli incontri islamo-cristiani inseriti nel calendario diocesano a nome della comunità, come l’evento « Con Maria, vivere insieme in pace » e la settimana Porte Aperte il cui tema quest’anno « Cristo nella tradizione cristiana e musulmana » ha attirato più di 40 partecipanti dall’Italia, dalla Francia e dal Belgio.

Suor Friederike

Continua i suoi corsi di teologia alla Pontificia Universita Gregoriana di Roma, dopo aver trascorso l’estate nel nostro monastero di Sulaymaniya, dove ha partecipato con l’équipe teatrale del monastero, e il regista tedesco Stefan Otteni aiutato dal danzatore e coreografo Paolo Accardo, alla creazione di un’opera teatrale che ha riscosso un grande successo. Come l’anno precedente, le rappresentazioni hanno avuto luogo sia in città che nei campi dei rifugiati della regione.

Ringraziamo Dio della presenza del padre polacco Ryzard Bordzan, che ha domandato di venire in Siria per manifestare la sua solidarietà al popolo siriano nell’esercizio del suo ministero sacerdotale presso il nostro monastero.

Ci rallegriamo inoltre per la presenza dei nostri amici, in particolare coloro che vivono con noi permanentemente, come Youssef Bali che prega con noi e rende numerosi servizi con amore ed entusiasmo.

Durante quest’anno passato, era fondamentale la presenza del nostro amico Raimon, non soltanto per il lavoro di contabilità che svolge, ma a causa della sua solidarietà, del suo aiuto nell’accoglienza e della sua fedeltà alla preghiera condivisa. Jawdat, è un giovane di Homs che sta con noi da qualche mese, sta cercando la volontà di Dio nella sua vita, il Signore lo benedica.

I lavori a Deir Mar Musa

Con i collaboratori cristiani e musulmani che lavorano con noi al monastero, provvediamo ai lavori di manutenzione, perché l’antico monastero ha bisogno di continue opere di restauro, soprattutto prima dell’inverno. Stiamo cercando di risolvere i problemi che abbiamo dovuto affrontare lo scorso anno a seguito delle piogge torrenziali ed improvvise, con la costruzione di un bacino di raccolta che riduca il pericolo delle inondazioni ed incanali le acque piovane in modo da evitare le distruzioni. La costruzione di questo bacino è in corso.

Stiamo programmando di realizzare un vivaio agricolo e di sistemare gli alberi che si trovano nella zona tenendo conto degli aspetti estetici e pratici, per facilitare anche la raccolta delle olive, sebbene sia scarsa. In effetti, quello che conta per noi, più della produzione, è di influire sul clima e di rendere il paesaggio più piacevole.

I giovani prendono il volo

La nostra gioia aumenta ogni volta che vediamo i giovani e i bambini seguire con impegno i corsi alla scuola di musica. Gli insegnanti sono competenti e i bambini entusiasti. Il loro numero non è aumentato, ma il loro talento si afferma: i concerti ne sono la prova. La maggioranza suona più d’uno strumento. Il loro successo ci meraviglia, i loro progressi e la loro gioia ci fanno desiderare di continuare questo progetto che è ora giunto al terzo anno, grazie al vostro aiuto. Non va ignorata l’influenza positiva che può avere su di loro la musica dal punto di vista educativo e psicologico. Noi speriamo di vedere questi giovani che rappresentano l’avvenire del nostro paese il momento in cui spiccheranno il volo nella vita.

Gioia con i bambini

I bambini –sono 150 quest’anno– crescono e maturano nel nostro asilo «Rawdat al-Qalamoun», non sono i fiori del mondo e il sole dell’avvenire ? noi li vediamo gioire, giocare e vivere insieme nella pace e nell’amicizia. Non sono certamente ancora coscienti del significato di ciò che hanno la fortuna di vivere e di cui porteranno frutto. Questo vivere insieme fa crescere in loro un sentimento di appartenenza reciproca. Con loro cresce la speranza di un’avvenire migliore e di un mondo più bello. Per questo motivo abbiamo domandato sia ai nostri amici sia a delle organizzazioni ecclesiali di aiutarci ad acquistare una casa adiacente all’asilo per poter accogliere un maggior numero di bambini, perché le domande d’ammissione che riceviamo sono ben superiori alla capacità d’accoglienza del nostro asilo attuale. Alcuni finanziatori hanno risposto generosamente all’appello. Dobbiamo ora in parte restaurare e in parte ricostruire questa casa, spaziosa ma fatiscente, per assicurare ai nostri bambini un ambiente sano ed accogliente. Questo sarà il nostro progetto per l’anno prossimo.

Solidarietà con i giovani

Con il vostro aiuto, cerchiamo di motivare i giovani attraverso due progetti:

Il primo consiste nell’aiutarli, donando una somma di denaro, per iniziare un micro-progetto lavorativo, che gli permetterà di poter contare su se stessi nella vita.

Il secondo riguarda il sostegno agli alunni delle scuole primarie e secondarie ed anche agli studenti universitari. In base ai loro bisogni, alla loro condizione, al luogo di residenza e di studio, noi paghiamo l’affitto di una camera o i trasporti o le tasse scolastiche, per far sentire la nostra solidarietà in questo periodo difficile che stanno vivendo, perché noi sappiamo che i giovani sono la speranza e l’avvenire del nostro paese.

Partecipazione alla vita parrocchiale

Per i progetti che abbiamo in comune con la parrocchia di Nebek, vi abbiamo domandato di contribuire al restauro del seminterrato della chiesa per creare uno spazio per i giovani di tutte le parrocchie per gli incontri, le conferenze e le attività più svariate al fine di accrescere il loro livello culturale e di sensibilizzare gli uni verso gli altri. In questo modo, si creerà anche lavoro per cinque famiglie alle quali si potrà assicurare qui una possibilità di sopravvivenza, altrimenti avrebbero progettato di partire.

Le nostre famiglie di Qaryatayn

La permanenza degli sfollati di Qaryatayn nei villaggi di Zaydal e Fayrouzé ci obbliga a chiedervi aiuto per l’acquisto di latte per i bambini, e delle medicine, per il pagamento di alcuni affitti, per l’assistenza agli studenti, e per tutto quello di cui hanno bisogno per vivere.

Ci sono stati dei matrimoni e sono nati dei bambini, questo fatto testimonia il desiderio di queste famiglie di restare in Siria: ed è proprio quello che noi speriamo si possa realizzare, fornendo loro aiuto durante questi ultimi anni.

 

Cari Amici, vi chiediamo prima di tutto di ricordarci nella preghiera e di domandare al Signore per noi la grazia della fedeltà e della perseveranza malgrado le difficoltà; vi promettiamo di avervi sempre nei nostri cuori e nelle nostre preghiere.

Vi ringraziamo del vostro aiuto alla comunità nelle nostre sedi diverse. Ringraziamo in modo particolare i nostri padri spirituali per la responsabilità che hanno nei confronti dei nostri monasteri: l’arcivescovo di Homs, Hama e Nebek S.E. Philippe Barakat, il vescovo di Latina S.E. Mariano Crociata e l’arcivescovo di Kirkouk S.E. Youssef Toma.

Ringraziamo ciascuno di voi, Amici del mondo intero, per il vostro sostegno spirituale, morale e materiale. Ringraziamo tutti i nostri benefattori che donano così generosamente, direttamente o attraverso le istituzioni ecclesiastiche o le associazioni a noi legate.

La vostra generosità ci confonde ogni volta, e ci dispiace di non potervi ringraziare come ameremmo e vorremmo.

BUON NATALE

La Comunità di Mar Musa

 

Moira Nardoni dal GHANA

Moira Nardoni è una volontaria laica originaria di Moresco, partita all’inizio del mese di Dicembre per due anni di volontariato internazionale in Ghana con una associazione di Bologna, la Comunità delle Missioni di don Bosco. Moira ci racconterà la sua esperienza missionaria attraverso lettere ed articoli che noi pubblicheremo su questo sito. Intanto ha voluto inviarci insieme agli auguri fatto a voce anche una foto del suo primo Natale africano.

La volontaria Moira Nardoni in Ghana

 

p. Kizito Sesana dal KENYA

Inviato: lunedì 24 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Auguri

Grazie Franco. Ricambio a te, la tua famiglia, tutti gli amici di Aloe che non si arrendono e continuano a vivere col Vangelo nel cuore e a seguire questo Papa.

Fr. Renato Kizito Sesana,
mccjKoinonia Community – Shalom House
P. O. Box 21255, 00505 Nairobi, Kenya

 

Suor Luciana Maulo dal Togo

 

Da: sr. maulo luciana
Inviato: lunedì 31 dicembre 2018
A: Franco Pignotti
Oggetto: Re: Sr Luciana e Missione del Togo (Fiatà)

Carissimo Franco e tutti Di “ALOE”

quale  sorpresa e regalo di Natale e di augurio di  Buon Anno 2019,  il vostro aiuto per il “CRISF”!!!

Il GRAZIE  è  nulla !!!! Ma è tutti ciò che posso dire,  con l’augurio sincero che la benedizione di Dio sia su tutte le vostre attività nel 2019!!!!

A breve vi invierò il resoconto del 2018!

A nome della Comunita’
suor Luciana  Maulo

Missione del TOGO

(Chiediamo insieme la PACE per il TOGO)!

 

Buona lettura!