Il suo nome scolpito sulla pietra
LAMA SHUKTARA – ALOE – TERRES DES HOMMES FRANCE
Riattivazione delle scuole rurali – il progetto di Lucidio Ceci
Il Bangladesh è uno dei più popolosi paesi della Terra: geograficamente all’incirca la metà dell’Italia, è abitato da 160 milioni di abitanti, per la stragrande maggioranza di religione islamica, ad eccezione di alcune zone abitate da popolazioni tribali di varia natura. Una di queste zone è la regione del sud-est, Chittagong Hill Tracts, l’unica regione collinare e montagnosa del Bangladesh confinante con India e Myanmar. Qui risiedono popolazioni di religione musulmana, indù e buddista di etnie non bengalesi.
In Bangladesh ha operato, per oltre cinquanta anni, Lucidio Ceci originario di Montegiorgio, un esperto di educazione elementare con al suo attivo una ventina di libri in lingua bengalese per la formazione della scuola primaria. Lucidio è deceduto nel suo amato Bangladesh il 27 febbraio del 2014, all’età di 87 anni; ma il suo lavoro continua ancora attraverso l’associazione di maestri bengalesi da lui fondata, Shuktara, con l’appoggio finanziario delle associazioni ALOE ONLUS e TERRES DES HOMMES.
Dopo aver trascorso molti anni in diverse parti del paese, Lucidio aveva scoperto, a partire dalla metà degli anni novanta del secolo scorso, le Chittagong Hill Tracts come una delle regioni più abbandonate del paese, dove le scuole, pur presenti sulla carta, erano in pratica del tutto inefficienti. Dopo una attenta valutazione della situazione, Lucidio decise di trovare il modo di riformare le scuole del governo attraverso la creazione di una associazione di maestri, Shuktara, ‘la stella del mattino’.
Sono ormai diverse decine di migliaia i bambini che grazie al lavoro dei maestri di Shuktara, sotto la direzione e l’ispirazione di Lucidio, hanno potuto accedere alla cultura di base, “per diventare uomini e donne vere” e non semplici “bestie da soma” come dice Lucidio. Aloe Onlus ha conosciuto Lucidio nell’anno 2000 e da allora ha appoggiato con costanza la sua azione formativa, ricercando fondi per la sostenibilità del progetto, fino al giorno della sua scomparsa, e continua tutt’ora a seguire il progetto anche dopo di lui.
AGGIORNAMENTO FOTOGRAFICO PROGETTOAGGIORNAMENTO PROGETTO:
FOTO INVIATECI DAL PRESIDENTE DI SHUKTARA
KPICASA_GALLERY(FotoRecentissimeDaLamaShuktaraBangladesh)
LA RIVOLUZIONE SCOLASTICA DI LUCIDIO
LUCIDIO CECI
E LA SUA RIVOLUZIONE SCOLASTICA SULLE COLLINE DI CHITTAGONG
Lucidio Ceci è nato a Monte Vidon Corrado il 21 febbraio del 1927, ma la sua famiglia si è ben presto trasferita a Montegiorgio poco dopo la sua nascita, ed è con il paese di Montegiorgio che lui si è sempre identificato. Entrato in seminario a Fermo, dopo le Scuole Elementari fatte a Montegiorgio, a venti anni decide di diventare missionario ed aderisce ai Padri Saveriani. Nel 1952 viene ordinato presbitero e dal 1952 al 1958 insegna come professore in diverse scuole italiane. Nel 1959 parte come missionario per il Bangladesh, paese che finirà per sentire sempre più profondamente come suo.
Fin dall’inizio Lucidio Ceci interpreta la sua presenza missionaria in Bangladesh come uno straordinario impegno a servizio dell’uomo in quanto tale, qualunque sia la sua religione. Diventerà ben presto un esperto di lingua e letteratura bengalese, tanto da essere il primo missionario a tradurre in questa lingua una antologia biblica con la pubblicazione di un testo che sembra sia ancora in uso attualmente presso le missioni cattoliche. Conosce a fondo tutti i principali scrittori in lingua bengalese, a partire da Rabindranath Tagore (primo autore non europeo ad essere insignito del premio Nobel per la letteratura) alle cui opere continuerà ad ispirarsi fino alla fine dei suoi giorni. Come missionario si è sempre occupato più che di pastorale vera e propria, di formazione scolastica, soprattutto dell’educazione elementare, la più necessaria in un paese come il Bangladesh, per offrire ad ogni bambino la consapevolezza della propria dignità come persona umana, delle proprie risorse e possibilità in seno alla società. Ha scritto all’incirca una ventina di libri di racconti, in lingua bengalese, sempre destinati alle scuole elementari promuovendo, ovunque si sia trovato ad operare, piccole biblioteche scolastiche ed inventando o introducendo in Bangladesh persino un tipo di pubblicazione di racconti a schede, invece che su libri, per favorire una più capillare circolazione di questa letteratura destinata agli allievi delle scuole, attraverso la quale far passare in maniere semplice e gradevole, alti valori morali ed educativi di carattere interreligioso ed interculturale. A causa della sua grande competenza a riguardo della lingua e letteratura bengalese e della educazione elementare, diventa ben presto un formatore di maestri e sarà chiamato spesso in varie parti del Bangladesh per stage di formazione dei maestri delle scuole elementari, soprattutto per scuole gestite da missionari e ONG europee.
Il suo desiderio di identificazione sempre più profonda con il mondo dei poveri, la cui vita ha deciso di condividere sempre più intensamente, lo porta a vivere con disagio crescente la sua appartenenza al mondo ecclesiastico ufficiale, con le sue sicurezze e le sue inevitabili differenze culturali e sociali. Nel 1978 decide di lasciare la sicurezza dell’ordine religioso per vivere la sua missione più vicino alla vita della gente comune e dei poveri, con gli stessi ritmi e le stesse magre risorse, continuando ad occuparsi di scuola elementare. In questo periodo conosce una volontaria francese, impegnata anch’essa nel settore educativo attraverso una ONG del suo paese ed animata dallo stesso spirito missionario; si sposano e continuano insieme ad occuparsi di scuole destinate alle fasce più povere della popolazione bengalese. Poco prima della nascita del secondo figlio, nel 1982, decidono di rientrare in Francia, dove Lucidio svolge diversi lavori per sostenere la famiglia, e dove soprattutto si getta a capofitto negli studi più recenti riguardanti la pedagogia e la formazione scolastica in condizioni disagiate e di plurilinguismo.
Nel 1993 decide, in accordo con la sua famiglia, di tornare da solo in Bangladesh per riprendere il suo lavoro scolastico e per mettere a frutto le nuove conoscenze acquisite. Per avere maggiore libertà di azione, ora che non ha più alle spalle alcuna istituzione, chiede ed ottiene la cittadinanza bengalese. In questo periodo, Lucidio, che in precedenza aveva sempre operato prevalentemente nel centro nord e nell’ovest del paese, tra le popolazioni bengalesi ‘normali’, venne a conoscenza della miserevole situazione scolastica delle ‘regioni tribali’ situate nel sudest del paese, e, sempre alla ricerca di situazioni limite dove poter prestare la propria azione, decise di dedicare l’ultimo tratto della sua vita agli ultimi fra gli ultimi, i bambini di queste popolazioni emarginate, in uno dei paesi più poveri della terra.
A partire da questo momento e fino alla fine dei suoi giorni, il 27 febbraio del 2014, Lucidio opera nel sud-est del Bangladesh, nella regione di Bandarban, a ridosso del Myanmar, l’unica regione montagnosa di questo paese che per il resto è costituito da un immenso territorio pianeggiante ed acquitrinoso, la foce dei due grandi fiumi himalayani: il Gange e il Bramaputra, che prima di gettarsi nel golfo del Bengala, uniscono i loro corsi nel territorio del Bangladesh. Questa regione del sudest, oltre che la particolarità geografica (zona montagnosa), ha anche una particolarità antropologica: è abitata da popolazioni tribali non bengalesi, una decina di ‘tribù’ differenti fra loro, che fino a pochi anni fa vivevano isolate e felici sulle proprie montagne, con le proprie lingue e le proprie tradizioni, vissute come barriere di difesa nei confronti di un mondo circostante con cui non avevano e non volevano avere contatti, la società bengalese appunto. Ma le cose cambiano molto in fretta per tutti e queste popolazioni tribali si sono trovate le loro terre invase dai bengalesi delle valli che, nella loro vertiginosa avanzata demografica (nel 2000 il Bangladesh contava 130 milioni; oggi, solo quindici anni dopo, conta 160 milioni di abitanti), avevano bisogno di sempre nuove terre. Sospinte dapprima verso le zone montagnose più impervie, queste popolazioni si sono infine trovate nella necessità di doversi mescolare con il resto della popolazione bengalese. A questo punto il loro handicap più grave si è rivelato essere non quello della povertà (in Bangladesh sono tutti poveri), bensì quello linguistico: non conoscendo la lingua bengalese si ritrovavano improvvisamente stranieri sulle loro terre e quindi destinati a non fare che le ‘bestie da soma’ di gente già povera di suo: i più miserabili tra i miserabili quindi. I villaggi di montagna di queste popolazioni tribali si raggiungono solo a piedi, guadando numerosi corsi di acqua. Non ci sono strade, né macchine, né telefoni, né linee elettriche. Il tempo qui sembra ancora fermo al neolitico. La gente abita su ingegnose palafitte costruite utilizzando canne di bambù e foglie di banano, che costituiscono la principale vegetazione della regione.
Sin dal suo primo faticoso ‘tour’ Lucidio si rese conto che in questi villaggi le scuole materialmente esistevano: il governo bengalese, dopo la sua indipendenza raggiunta nel 1971, con la secessione dal Pakistan, aveva provveduto a costruirle e ad istituire un rudimentale sistema scolastico. Ma esse non funzionavano: i maestri bengalesi delle valli, che avrebbero dovuto ogni giorno salire a piedi sulle montagne, per venire ad insegnare in questi villaggi a bambini di popolazioni da loro disprezzate, oppure, peggio ancora, trasferirsi con le loro famiglie per vivere in mezzo a loro, non facevano né l’una né l’altra cosa. Semplicemente si limitavano a recarsi una volta ogni tanto nelle scuole a loro assegnate, tanto per giustificare la riscossione dello stipendio governativo. Altrettanto facevano direttori didattici ed ispettori ministeriali. Le famiglie di questi villaggi erano ben contente che la scuola, istituzione a loro sconosciuta, non funzionasse, in modo da poter impiegare i loro bambini, come sempre, subito al lavoro. Gli insegnanti più coscienziosi, che decidevano di fare propriamente il loro dovere, si ritrovavano in genere con un centinaio di bambini per classe e quindi con l’impossibilità di portare avanti qualsiasi didattica.
Lucidio, con tutta la propria esperienza maturata in precedenza nel campo dell’educazione, capisce subito il da farsi. Si stabilisce nel capoluogo regionale, la cittadina di Lama, dove è presente una scuola superiore, il Matamuhuri College, per i pochi fortunati che vi possono accedere. Un’aula scolastica diventa la sua casa e il suo quartiere generale. Insieme ad alcuni insegnanti di questa scuola organizza una associazione di giovani maestri, reclutati tra i migliori ‘diplomati’, che accettano di dedicare, con un salario minimo da sopravvivenza, alcuni anni della loro vita nei villaggi tribali delle montagne. Nasce così Shuktara, “la Stella del Mattino”. Nella regione di Bandarban la gente segue le tre principali religioni presenti: l’Islam, l’Induismo e il Buddismo. Non ci sono cristiani se non per una percentuale infima, lo 0,5 per cento. Shuktara è pertanto una associazione interreligiosa dove ognuno può praticare tranquillamente la religione dei propri padri e tutti insieme sono uniti dall’unico obiettivo di migliorare l’umanità; qui in particolare, dare una educazione scolastica ai bambini delle montagne.
Dopo un breve ma intenso periodo di formazione, questi giovani maestri vengono mandati nei villaggi dove devono stabilirsi in maniera permanente negli anni del loro servizio scolastico. Saranno inseriti, previo accordo con le autorità scolastiche regionali, come maestri supplementari a costo zero per l’amministrazione pubblica, perché pagati da Shuktara. In ogni villaggio che accetta l’azione di Shuktara viene inviato un maestro che assume la direzione di una sola classe, magari dividendone una di 100 o 80 alunni. Questa ‘classe pilota’ vedrà il proprio maestro puntualmente, ogni giorno, al suo lavoro, il quale all’inizio magari dovrà andare a cercare i suoi alunni, ma poi saprà interessarli talmente con i suoi racconti e le sue storie, che essi verranno spontaneamente con interesse e piacere. La prima abilità che Lucidio chiede ai suoi maestri è infatti quella di sapere ‘affascinare raccontando’: in una cultura rigorosamente orale, dove non c’è parvenza né di televisione né della stessa radio, il rapporto con il mondo è mediato ancora dalla parola nuda, ma fascinosa, del ‘racconto’. Lo stesso maestro, dopo le sue lezioni, andrà nel villaggio a parlare con i genitori per coscientizzarli sull’importanza dell’educazione per i loro figli, sui loro diritti inalienabili, sui doveri dei maestri governativi. Lavorerà per costituire un comitato di genitori che vigili sull’attività della scuola. La scuola così rifiorisce, all’inizio solo nella sua classe pilota; ma poi, per imitazione e contagio, come in una sorta di effetto domino, in tutte le altre classi. Gli altri maestri si sentiranno costretti dalla propria coscienza o saranno costretti dai Comitati Scolastici di villaggio, ad impegnarsi seriamente, perché a questo punto saranno gli stessi bambini che chiederanno loro di far scuola come il maestro di Shuktara. Raggiunto questo risultato, Shuktara lascia il villaggio, dove ormai la scuola è stata risanata, e sposta i suoi maestri altrove per ricominciare di nuovo lo stesso percorso in altre scuole non funzionanti.
Nei venti anni di attività di Lucidio Ceci in questa regione, almeno 50.000 bambini, tra quelli che hanno incontrato personalmente i maestri di Shuktara e quelli che hanno usufruito dell’effetto domino, hanno così potuto usufruire di una vera scuola elementare e hanno potuto inserirsi con dignità nella propria società nazionale. All’inizio non è stato facile entrare nella scuola pubblica e i maestri di Shuktara, formati da Lucidio Ceci, hanno dovuto superare diffidenze ed ostilità. Ma alla lunga sono riusciti ad imporre nella regione una vera e propria rivoluzione scolastica, lottando contro l’assenteismo dei maestri governativi; realizzando percorsi didattici vincenti, con numeri di allievi adeguati e metodologie appropriate (il grande libro, l’importanza del racconto, le biblioteche scolastiche, il sistema delle schede, ecc.); promuovendo una didattica cooperativa invece che competitiva (gli allievi lavorano a coppie di pari formate da ragazzi bravi e ragazzi meno bravi a cui dare la stessa valutazione in base al lavoro svolto insieme, cosa che li costringe a collaborare); utilizzando, in assenza di un numero sufficiente di maestri, gli allievi migliori delle ultime classi (quarta e quinta) per insegnare agli allievi delle prime classi (prime e seconde), ovviamente sotto la direzione di un maestro adulto che però in questo modo può seguire in maniera adeguata un numero superiore di alunni. Tale rivoluzione scolastica però non si è limitata al solo mondo delle classi dentro le aule, ma ha coinvolto e trasformato la stessa realtà di villaggio, in quanto uno degli obiettivi prioritari di questi maestri era (e resta … perché l’attività dell’associazione creata da Lucidio Ceci continua tutt’ora il suo lavoro) la costituzione di Comitati scolastici di villaggio, formati da gruppi di genitori, incaricati di vigilare sulla corretta funzionalità della scuola e sulla promozione, nella stessa comunità del villaggio, della consapevolezza che l’eduzione dei figli spetta a loro stessi e che quindi devono, una volta compresa l’importanza della scuola, cominciare progressivamente a pagare essi stessi i maestri supplementari, inizialmente pagati da Shuktara tramite amici europei di Lucidio. Tale azione di promozione sociale è stata talmente incisiva che negli ultimi anni gli stessi organi governativi hanno cominciato ad intervenire facendo propria la metodologia messa a punto da Lucidio, ripubblicando alcuni suoi libri e materiali didattici, contribuendo a sovvenzionare Shuktara per l’inserimento dei propri maestri, controllando l’attività dei maestri governativi, dotando infine le scuole di personale più adeguato. Ma l’azione di Lucidio Ceci ha acquisito anche il carattere di una vera e propria rivoluzione morale con la promozione dei valori della solidarietà sociale, del volontariato, del superamento dei pregiudizi razziali e religiosi. Shuktara è una associazione interreligiosa (ci sono maestri indù, buddisti e musulmani); i giovani maestri selezionati e mandati nei villaggi non ricevono un vero e proprio salario, ma una sorta di rimborso spese, (in termini economici, almeno tre volte meno dei salari dei maestri governativi) che permette loro di vivere dignitosamente, ma che configura il loro status come una sorta di servizio civile volontario scelto per senso di responsabilità nei confronti dei meno fortunati di loro. Inoltre questi giovani maestri di etnia bengalese, sono chiamati a superare il pregiudizio razziale con il loro andare a vivere negli stessi villaggi tribali dei quali mettersi a servizio. Infine questa promozione del valore della solidarietà civile fatta anche tra il personale docente del Matamuhuri College, la scuola superiore che Lucidio ha trasformato in quartier generale di questa grande opera di risanamento scolastico: i principali collaboratori, e attuali continuatori della sua opera, sono appunto alcuni docenti del Liceo di Lama, rimasti profondamente colpiti dalla testimonianza di gratuità di questo cristiano straniero.
Lucidio Ceci non si è limitato semplicemente all’organizzazione scolastica, alla didattica, e alle problematiche sociali e morali ad essa connesse. Nelle regioni in cui ha operato ha finito anche per occuparsi di altre problematiche come la promozione di una conoscenza minima delle principali malattie endemiche presenti nel territorio e la promozione di una cultura popolare per la pianificazione familiare, divenuta sempre più impellente davanti ad una crescita demografica vertiginosa. Negli ultimi anni, questo suo farsi carico delle problematiche della gente, lo ha anche portato a concepire l’urgente necessità di un progetto per la produzione di energia alternativa su vasta scala, un sogno che non lo faceva dormire la notte e che lo ha portato a cercare i contatti più disparati, ma per il quale infine si è dovuto arrendere.
Lucidio è stato insomma un maestro elementare che si è inserito profondamente nel suo territorio come educatore globale che ha fatto della scuola elementare una sorta di leva per una rivoluzione sociale basata sulla solidarietà. È vissuto povero tra i poveri (viveva anche lui con non più di trenta euro al mese), impegnando tutte le sue energie per fare di ogni bambino incontrato nella sua strada ‘un uomo intero’, come amava dire lui. Con la sua testimonianza di pura gratuità, in un contesto multi religioso a prevalenza musulmana, ha realizzato la sua missione di annunciare il vangelo in silenzio e con i fatti, promuovendo i valori più profondi del cristianesimo senza etichettarli come tali.
Dopo la sua morte, avvenuta il 27 febbraio 2014, la sua opera continua ancora attraverso l’associazione da lui creata, Shuktara (La stella del mattino), gestita dai docenti del Liceo che lui aveva scelto come suoi collaboratori. L’associazione francese Terres des Hommes e l’associazione fermana ALOE Onlus continuano di comune accordo ad appoggiare questa associazione di maestri bengalesi al servizio dei loro fratelli più poveri, come facevano prima con lo stesso Lucidio. Questo è esattamente ciò che Lucidio stesso desiderava.
La comunità di Montegiorgio non può che andare fiera di questo suo figlio che ha donato la sua intera vita per gli altri; ed è nel suo stesso interesse conservare, per le generazioni più giovani, il suo ricordo. [Franco Pignotti]
PROGETTO SHUKTARA
Progetto SHUKTARA
(Stella del Mattino)
Riattivazione di scuole rurali nelle regioni tribali
del Sud Bangladesh
Referente:
La Stella del Mattino (Shuktara), organizzazione locale composta da maestri e ispettori, la quale si appoggia al Lama College, Istituto Governativo di Istruzione Superiore di Lama, capoluogo provinciale. L’associazione è stata creata da Lucidio Ceci sul finire degli anni novanta del secolo scorso e da lui diretta fino alla sua morte nel febbraio 2014. Ora continua sotto la direzione dei prù stretti collaboratori di Lucidio stesso.
Obiettivi
- Formazione di maestri per un insegnamento serio della lingua nazionale, da inserire in “classi pilota” nelle scuole di base dei villaggi delle etnie tribali della regione, e ispettori scolastici per la supervisione del progetto.
- Promozione dei “Comitati scolastici di villaggio” per un cambiamento dell’attitudine passiva dei genitori aiutandoli a prendere in mano la supervisione della scuola, al termine del progetto.
- Rinnovamento della didattica tramite l’applicazione di una metodologia e pedagogia di apprendimento, basata sulla cooperazione invece che sulla competizione e sull’uso di materiali didattici, appositamente preparati, appropriati alla situazione delle tribù in questione.
Beneficiari
Beneficiari diretti o indiretti: la popolazione scolastica delle regioni a sud di Chittagong, con capoluogo Lama – distretto di Bandarban – la cui popolazione, di circa 120.000 persone, è di cultura e lingua differente dalla maggioranza bengalese.
Spesa prevista
Spesa prevista per ciascuno dei prossimi cinque anni, entro i quali il progetto dovrebbe essere concluso nella regione in questione: 20.000,00 Euro annui con progetto a regime.
Il costo per ogni “classe pilota” di queste scuole di villaggio, comprensivo dello stipendio del maestro e dell’acquisto dei materiali didattici necessari, è di circa 600 Euro all’anno.
Dettagli del progetto
La situazione.
L’attività dell’organizzazione “Stella del Mattino” si svolge a Sud di Chittagong, seconda città del Bangladesh con due milioni di abitanti, fra popolazioni tribali di lingua e cultura completamente diversa da quella della maggioranza. Fino a qualche anno fa queste popolazioni sono vissute isolate nelle zone montane. Ma ora il vertiginoso aumento demografico del paese (160 milioni in un territorio grande come mezza Italia) li ha spinti verso terre sempre meno fertili e scoscese, e ben presto saranno obbligati a ridiscendere per sopravvivere. Per i ragazzi di queste tribù imparare la lingua farà la differenza tra una vita vissuta come uomini o come bestie da soma. E il solo modo di imparare la lingua è la scuola, tra i sei e dodici anni, poiché oltre questa età saranno comunque costretti a lavorare, e quindi se perdono il treno dell’educazione in questi anni, sarà perso per sempre.
Le scuole governative esistono sulla carta – gli edifici ci sono – ma generalmente non funzionano per l’estremo assenteismo dei maestri (di diversa etnia), mancanza di controlli da parte degli amministratori scolastici e disinteresse delle famiglie, che preferiscono mettere i bambini subito a lavorare.
Popolazione interessata
Scolari che frequentano le scuole dove i maestri di Shuktara insegnano direttamente sono circa 5.000 ma molti di più saranno quelli che ci guadagneranno solo indirettamente per il controllo accresciuto da parte dei genitori e dei comitati scolastici. Globalmente parlando, gli abitanti dei villaggi che ne avranno un beneficio diretto o indiretto sono circa 120.000. Si tratta di una popolazione religiosamente mista: lo 1 % di cristiani, il 45 % di musulmani, il 30 % di buddisti e il restante 24 % di indù. Indirizzandosi indistintamente a tutta la popolazione, il progetto persegue scopi strettamente umanitari e non confessionali. Tutte le confessioni religiose inoltre sono presenti nel gruppo dei maestri della organizzazione promotrice del progetto.
Il programma
L’organizzazione “Stella del Mattino”, si appoggia ad un istituto scolastico superiore, il “Lama College”, dell’omonima cittadina Lama, capoluogo della regione. Tramite la sua attività, vengono selezionati e formati giovani maestri i quali, pagati dall’organizzazione stessa, vengono offerti come collaboratori nelle scuole statali a costo iniziale zero per le scuole stesse. Laddove un direttore scolastico accetta questa offerta, a questo maestro viene assegnata una classe della scuola, in genere dividendone una troppo numerosa (dai 100 ai 70 alunni) in due classi con un numero dimezzato di alunni. Da questo momento, tale maestro dovrà fare scuola nella maniera più seria ed impegnata possibile, rispettando gli orari scolastici ed andando a cercare i ragazzi nel villaggio qualora non si presentassero a scuola. In questo modo in pratica spinge all’emulazione anche tutti gli altri maestri statali, apportando beneficio quindi non solo ai ragazzi direttamente coinvolti nella sua classe, la quale funziona come “classe pilota“, ma indirettamente anche a tutti gli altri alunni della stessa scuola.
Un secondo compito altrettanto importante di questi maestri, sarà quello di parlare con tutte le famiglie del villaggio per spiegare ai genitori i loro diritti, facendo in modo che in futuro saranno i genitori stessi a controllare la funzionalità della scuola del villaggio e a costringere i maestri statali a rispettare il proprio orario di lavoro. A questo punto, con la nascita e l’organizzazione di un Comitato Scolastico di Villaggio, il progetto in quel determinato villaggio è terminato, nel senso che il villaggio potrà, da questo momento in poi, camminare da solo, anche dal punto di vista finanziario, perché dopo un anno o due, quando il villaggio vede la differenza di rendimento della scuola, accetta di pagare il salario minimo del maestro supplementare, o riesce a farlo pagare dallo stato.
Siccome le infrastrutture (scuole e salario della maggior parte dei maestri) sono già provviste dal governo, la spesa è minima e il rendimento è massimo; ma il salario dei trenta maestri ( più i tre ispettori) e la loro formazione, nei primi anni è tutta a carico della Stella del Mattino, la quale ha bisogno di finanziamenti esterni.
La metodologia
Dove arriva la Stella del mattino i bambini imparano due cose: a) a parlare, leggere e scrivere in bengalese, e soprattutto b) a tenersi per mano e avanzare insieme, unico modo di sopravvivere, oltre che di progredire in fretta. Il problema delle scuole di questi villaggi infatti non è solo quello dell’assenteismo dei maestri governativi, ma anche quello di una metodologia scolastica appropriata alla peculiarità della loro situazione, che li rende praticamente “stranieri” nel loro stesso paese; e quindi anche dei relativi materiali didattici necessari. Lasciamo su questi due punti (materiali didattici e metodologia di apprendimento) la parola al volontario stesso:
Materiali didattici: “Abbiamo dovuto comporre e stampare noi stessi i libri, le cassette, i sussidi didattici adatti per dei bambini che entrano in una scuola praticamente straniera con un maestro straniero che non sa la loro lingua e con cui il solo modo di comunicare sono le immagini. Abbiamo sviluppato un metodo completamente globale. Sono migliaia di immagini con parole e frasi adatte a rendere l’apprendimento di una lingua straniera facile e rapido; abbiamo scritto e registrato su cassette dei piccoli drammi e farse da imparare e recitare, abbiamo comprato magnetofoni e batterie (non c’è elettricità nei villaggi). Il risultato è sorprendente: quando riusciamo a trovare un buon maestro otteniamo in un anno quello che altri ottengono in tre” (Lucidio Ceci)
Metodologia d’apprendimento: “Noi cerchiamo di far capire ai maestri che per questi bambini la sola speranza di sopravvivere è l’aiuto reciproco fin dalla scuola elementare, non la competizione, che abbandona i deboli ai margini della strada. Anche perché in questi villaggi di montagna bisogna gestire una classe a tre livelli con un solo maestro, e ciò è impossibile se i bambini non si aiutano tra loro. Nella nostra scuola non è mai peccato aiutare il vicino, anzi se esso resta indietro anche il suo compagno di banco ha un voto scadente. Con questi metodi, basati su una pedagogia di cooperazione anziché di competizione, noi tentiamo di salvarli insegnando loro, nel tempo più breve possibile, prima dei dodici anni, a parlare, leggere, scrivere la lingua del paese”. (Lucidio Ceci)
Stato attuale del progetto.
Il progetto ha avuto una sua fase iniziale di studio di fattibilità, di formazione degli insegnanti e di prime esperienze ed iniziative sperimentali sul campo negli anni 1999-2001. Con l’inizio del 2002 – l’anno scolastico comincia in gennaio – il progetto è entrato in una fase di relativa stabilizzazione organizzativa. La sua durata è prevista per almeno altri cinque anni, termine temporale attraverso il quale si ritiene di poter portare a termine un intervento che abbia un discreto impatto sulla situazione scolastica della regione.
Nel 2002, venti maestri appositamente formati sono riusciti ad entrare nelle scuole pubbliche di due province (LAMA e ALIKODOM), chiamati e legittimati in sordina dai comitati scolastici e dai direttori di scuola incapaci di gestire il numero sproporzionato degli alunni. L’assenteismo dei maestri governativi comincia a guarire e le scuole rivivono. Genitori prima indifferenti cominciano a controllare e gestire la loro scuola e nasce la speranza che la vita continui anche quando la Stella del mattino si sposterà altrove per soccorrere altre province.
Nel 2003 si è sperimentato un clima di generale favore nei confronti del progetto stesso, con l’ amministrazione provinciale che apprezza e appoggia il lavoro della “Stella del mattino” e del volontario Ceci, garantendo una facilitazione nell’entrata nelle scuole pubbliche. Aumentano le scuole risanate e le richieste di intervento.
Nel 2004 questo clima di fiducia è cresciuto e si è aperta la possibilità e l’opportunità di entrare anche in un’altra regione attigua, portando a circa 200 il numero dei villaggi potenzialmente interessati a sviluppare il progetto nei prossimi anni.
All’inizio del 2005 il progetto è stato dichiarato concluso in almeno sei villaggi (in altri cinque lo sarà nel corso nell’anno) in quanto ormai i locali comitati scolastici di villaggio sono in grado di far funzionare autonomamente la scuola. In compenso una terza provincia (NAIKKIONCHORI) ha richiesto l’intervento dei maestri di Shuktara. Nel corso del 2005, sono almeno 50 le scuole nelle quali Shuktara sta portando avanti il suo progetto.
Dal 2006 al 2011 Shuktara ha lavorato con la stessa metodologia in permanenza su circa 80 scuole contemporaneamente. Con l’inizio del 2012 Shuktara ha potuto abbandonarne una trentina di scuole nella provincia di Lama e dintorni perché possono finalmente camminare da sole, e si sono create le condizioni per visitare seriamente le provincie montane qui attorno. L’associazione intende invadere altre due province con altri quaranta maestri sia per la scuola che per il family planning. Per il momento è stato deciso di rispondere all’appello di un maestro responsabile della pubblica istruzione a Rohonchori a Shuktara di intervenire in almeno trenta delle sue quarantadue scuole, le quali hanno bisogno di un maestro o due in più, anche se per andarci occorre una giornata a piedi e i maestri che andranno avranno appena il sufficiente per vivere e dovranno restare in permanenza.
A partire dal febbraio 2014, dopo la scomparsa del compianto Lucidio, il progetto continua con gli stessi standard grazie al personale formato dallo stesso Lucidio e alla collaborazione finanziaria di Aloe e di Terres des Hommes francese.
Flash nel corso degli anni:
Lettera del 15 marzo 2005
Cari amici,
comincio col dirvi i progressi che abbiamo fatto in un anno:
Abbiamo abbandonato sei scuole nella provincia di Alikodom perché ormai non hanno più bisogno di noi: si chiamano: Mangtai, Monchapara, Shilertoa, Amtoli, Noapara, Jamanpara. Nei prossimi sei mesi speriamo poterne abbandonare altre cinque. Nello stesso tempo abbiamo mandato maestri in altre dieci scuole e tentiamo in tutti i modi di entrare in contatto coi genitori e i comitati scolastici e avere la loro cooperazione nel salario e nella sorveglianza. Ormai lavoriamo solo nelle scuole pubbliche: la sola scuola privata che abbiamo in montagna sta ottenendo la registrazione statale e il salario dei maestri (metà salario, come la più parte delle scuole statali).
Quest’anno avremo in mano circa cinquanta scuole e avremo la cooperazione di quasi tutte le autorità, almeno nominale, ma assai importante perché ci permette di cominciare il lavoro in metà tempo e saltare molti ostacoli, specie quando dobbiamo chieder danaro ai comitati scolastici di villaggi poverissimi.
Naturalmente il lavoro serio è convincere i genitori che la scuola è utile, mostrando una scuola che funziona, che insegna e che per di più piace. Strano, ma qui in montagna la ragione principale per cui i bambini vanno a scuola o non ci vanno è che la scuola piace o non piace. Non per niente noi qui le uniche cose che importiamo sono le favole, per rifonderle in bengalese, scriverle e distribuirle a scuola per imparare a vivere, a parlare e a sognare.
Quest’anno stiamo varando, specie nei villaggi più difficili da raggiungere, il sistema della scuola a cottimo: il maestro è pagato in proporzione di quel che riesce ad insegnare: Un quarto del salario dipende dai risultati degli esami. Lo so che in Italia sarebbe un insulto, ma qui il cottimo è usato in tutti i lavori, perché non a scuola?
Stiamo anche introducendo l’abitudine delle riunioni mensili delle mamme a scuola, per mostrare i progressi dei loro figli e dir loro di sorvegliare gli insegnanti o farli sorvegliare da chi se ne intende. Queste sono abitudini d’oro. Vedremo i risultati.
Come ti ho già detto stiamo aggredendo un’altra provincia, che si chiama Naikkionchori ed è in condizioni ancora peggiori di Lama e Alikodom. Per questo le scuole da sorvegliare quest’anno saranno almeno cinquanta.
Arrivederci per ora e grazie ancora di tutto. Lucidio.
Lettera del 29 febbraio 2012
Caro Franco,
Grazie della lettera e delle notizie. Ecco le mie : io non so cosa sia la neve : sono 50 anni che non la vedo. Invece so cosa siano le scuole morte o morenti. Adesso che abbiamo potuto abbandonarne una trentina nella provincia di Lama e dintorni perché possono camminare da sole, abbiamo avuto il tempo di visitare seriamente le provincie montane qui attorno.
Sarebbe giusto invadere altre due province con altri quaranta maestri e ci pentiamo di non averlo fatto prima, sia per la scuola che per il family planning. Stamattina è venuto a trovarmi il direttore dell’agenzia di Lama per dirmi che a una giornata di distanza a piedi ci sono due regioni che lui non ha il coraggio di «invadere» e vorrebbe che lo facessimo noi con due impiegati che parlino la loro lingua e restino lí in permanenza con un salario minimo, e in più dovrebbero essere due donne… Nello stesso tempo ci ha visitati un maestro impiegato alla publica istruzione a Rohonchori per dirci che trenta delle sue quarantadue scuole hanno bisogno di un maestro o due in più e noi avremmo dovuto accorgercene prima, anche se per andarci occorrre anche lì una giornata a piedi e i maestri che andranno avranno appena il sufficiente per vivere e dovranno restare in permanenza. Come vedi il lavoro che proponiamo ai nostri studenti di Liceo è «glorioso» quanto morire per la patria o andare a predicare il vangelo ai cannibali.
Mi spiace che voi soffriate il freddo e mi vergogno di dirvi che nella prossima lettera vi chiederò soldi, perché i Francesi hanno freddo anche loro, purtroppo… dunque spiega ai miei compaesani che quando uno affoga non può permettersi di essere… educato.
Ciao per ora e ti diró il resto la prossima volta quando ti mando le foto.
Tuo aff.mo Lucidio.
LA PROPOSTA:
ADOZIONE DI CLASSI SCOLASTICHE
Offrire la possibilità di pagare il salario annuale ad un maestro e di acquistare un minimo di materiali didattici necessari, significa dare la possibilità ad un gruppo dai 30 ai 50 ragazzi di accedere alla scuola e far funzionare una “classe pilota” il cui lavoro costituirà l’occasione per migliorare il lavoro nelle altre classi della stessa scuola. Il costo per ognuna di queste “classi pilota” gestite dagli insegnanti della Stella del Mattino, è di circa 600,00 Euro annui. Perciò parliamo di “adozione di classi scolastiche”.
Per sostenere questa opera di educazione scolastica tra i più poveri del Bangladesh, facciamo appello sia alla generosità di singoli privati, come pure di associazioni, imprese, enti locali, scuole e parrocchie del nostro territorio, da cui proviene il volontario internazionale Lucidio Ceci, il quale onora questo territorio con il valore aggiunto della solidarietà internazionale.
CHIEDIAMO pertanto, a seconda delle possibilità, un vostro CONTRIBUTO per l’ adozione di una o più classi scolastiche di questo progetto.
Eventuali contributi in favore del progetto possono anche essere versati – specificando la causale – sul c.c.p. ccp. n° 14847636 intestato a: Associazione Missionaria Aloe Casella Postale 63 63010 MARINA PALMENSE
Contribuzioni da Enti locali
La legge n° 68 del 19 marzo 1993 (art. 19 comma 1 –bis) prevede che “i comuni e le province possono destinare un importo non superiore allo 0,80 per cento alla somma dei primi tre titoli delle entrate correnti dei propri bilanci di previsione per sostenere programmi di cooperazione allo sviluppo ed interventi di solidarietà internazionale”.
Erogazioni liberali da Privati e Aziende
L’Associazione missionaria Aloe, essendo iscritta al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato con decreto n. 49 del 3 aprile 2001, è una ONLUS di diritto e pertanto le erogazioni liberali effettuate in suo favore godono dei seguenti benefici fiscali:
- per le persone fisiche: detrazione dall’Irpef lorda nella misura del 19% dell’onere sostenuto per un importo non superiore a 2.065,00 Euro (art.13-bis, comma 1, lett .i-bis DPR 917/86);
- per le aziende: deduzione per un importo non superiore a 2.065,00 Euro o al 2% del reddito d’impresa dichiarato (art. 65, comma 2, lettera c-sexies DPR 917/86).
ARTICOLI
Il Vangelo secondo Lucidio
Storia di una rivoluzione scolastica nelle regioni tribali del Bangladesh
F. PIGNOTTI, Il Vangelo secondo Lucidio. Storia di una rivoluzione scolastica nelle regioni tribali del Bangladesh, in “Il salotto degli autori”, Autunno 2008 (Anno VI, N.24) pp. 41-42
Una volta si conoscevano solo i quattro vangeli ‘canonici’, quelli, per intenderci, in uso ufficiale delle chiese e contenuti nella Bibbia. Poi si è venuto a sapere che nell’antichità circolavano altri vangeli, i cosiddetti ‘apocrifi’ (nascosti). Io qui vi voglio parlare del ‘Vangelo secondo Lucidio’ dove però Lucidio sta non per un antico autore né ‘canonico’, né ‘apocrifo’, ma per una persona in carne ed ossa dei nostri tempi, che mi onoro di avere come amico. Lucidio non ha nulla della ‘canonicità’ ufficiale, anzi è il personaggio più anticanonico che io abbia mai incontrato; e non è nemmeno ‘nascosto’ perché opera alla luce del sole ‘tropicale’ in una delle zone più popolate del pianeta: il Bangladesh, geograficamente una ‘piccola’ nazione (metà dell’Italia) con dentro 130 milioni di abitanti, stipati come ‘sardine’.
Lucidio è un ‘missionario’ sui generis: un ‘maestro elementare’ che da oltre 50 anni vive e lavora in Bangladesh di cui ha preso la cittadinanza e di cui conosce profondamente cultura e lingua da aver persino pubblicato almeno una ventina di testi narrativi, in lingua bengalese, per le scuole primarie di quel paese. La sua immersione nella cultura di questo paese è tale che sembra averne assunto persino i tratti fisici: chi lo vede per la prima volta lo scambia sicuramente per un orientale e se io non conoscessi il fratello e la sorella che vivono ancora nel suo paese natale, a Montegiorgio (AP) nelle Marche, non crederei si trattasse di un mio conterraneo.
Lucidio opera nel sud-est del Bangladesh, nella regione di Bandarban, a ridosso del Myanmar, l’unica regione montagnosa di questo paese che per il resto sembra costituito dall’immensa foce pianeggiante ed acquitrinosa dei due grandi fiumi che raccolgono le acque himalayane dei due versanti e che, prima di gettarsi nel golfo del Bengala, uniscono i loro corsi: il Gange e il Bramaputra. Questa regione ha anche un’altra particolarità: è abitata da popolazioni tribali non bengalesi, una decina di ‘tribù’ che fino a pochi anni fa vivevano isolate e felici sulle proprie montagne, con le proprie lingue e le proprie tradizioni, vissute come barriere di difesa nei confronti di un mondo circostante con cui non avevano e non volevano avere contatti. Ma le cose cambiano per tutti nel nostro pianeta e molto in fretta queste popolazioni tribali si sono trovate le loro terre invase dai bengalesi delle valli che, nella loro vertiginosa avanzata demografica, avevano bisogno di sempre nuove terre. Sospinte dapprima verso le zone montagnose più impervie, queste popolazioni, soprattutto le generazioni più giovani, si sono infine trovate nella necessità di doversi mescolare con il resto della popolazione bengalese. A questo punto il loro handicap più grave si è rivelato essere non quello della povertà (in Bangladesh sono tutti poveri), bensì quello linguistico: non conoscendo la lingua bengalese si ritrovavano improvvisamente stranieri sulle loro terre e quindi destinati a non fare che le ‘bestie da soma’ di gente già povera di suo: i più miserabili tra i miserabili quindi.
Una decina di anni fa, dopo una intera vita trascorsa al servizio del mondo scolastico bengalese, in una età in cui gli uomini vanno in genere in pensione e, se benedetti anche dalla salute fisica, cercano di ‘godersi’ il meritato riposo di una vita di intenso lavoro, a Lucidio, sempre alla ricerca di situazioni limite dove prestare la propria solidarietà e che si era già fatto un nome in Bangladesh come formatore di insegnanti, venne segnalata la miserevole situazione scolastica di queste regioni tribali. Decise allora, senza pensarci troppo, di dedicare l’ultimo tratto della sua vita agli ultimi fra gli ultimi: i bambini di queste popolazioni emarginate in uno dei paesi più poveri della terra.
I villaggi di montagna del sudest del Bangladesh si raggiungono solo a piedi, guadando numerosi corsi di acqua. Non ci sono strade, né macchine, né telefoni, né linee elettriche. Il tempo qui sembra ancora fermo al neolitico. La gente abita su ingegnose palafitte costruite utilizzando canne di bambù e foglie di banano, che costituiscono la principale vegetazione della regione. Sin dal suo primo faticoso ‘tour’ Lucidio si rese conto che le scuole materialmente esistevano: il governo bengalese, dopo la sua indipendenza raggiunta nel 1971, aveva provveduto a costruirle e ad istituire un rudimentale sistema scolastico. Ma esse non funzionavano: i maestri bengalesi delle valli, che avrebbero dovuto ogni giorno salire a piedi sulle montagne, per venire ad insegnare in questi villaggi a bambini di popolazioni da loro disprezzate, oppure, peggio ancora, trasferirsi con le loro famiglie per vivere in mezzo a loro, non facevano né l’una né l’altra cosa. Semplicemente si limitavano a recarsi una volta ogni tanto nelle scuole a loro assegnate, tanto per giustificare la riscossione dello stipendio governativo. Altrettanto facevano direttori didattici ed ispettori ministeriali. Le famiglie di questi villaggi erano ben contente che la scuola, istituzione a loro sconosciuta, non funzionasse, in modo da poter impiegare i loro bambini, come sempre, subito al lavoro. Gli insegnanti più coscienziosi, che decidevano di fare propriamente il loro dovere, si ritrovavano in genere con un centinaio di bambini per classe e quindi con l’impossibilità di portare avanti qualsiasi didattica.
Lucidio, da vecchio lupo di mare nel campo dell’educazione, capisce subito il da farsi. Scende a valle e si stabilisce nel capoluogo regionale, la cittadina di Lama, dove è presente una scuola superiore, il Matamuhuri College, per i pochi fortunati che vi possono accedere. Un’aula scolastica diventa la sua casa e il suo quartiere generale. Insieme ad alcuni insegnanti di questa scuola organizza una associazione di giovani maestri, reclutati tra i migliori ‘diplomati’, che accettano di dedicare, con un salario minimo da sopravvivenza, alcuni anni della loro vita nei villaggi tribali delle montagne. Nasce così Shuktara, “la Stella del Mattino”. Nella regione di Bandarban la gente segue le tre principali religioni presenti: l’Islam, l’Induismo e il Buddismo. Non ci sono cristiani se non per una percentuale infima, lo 0,5 per cento. Shuktara è pertanto una associazione interreligiosa dove ognuno può praticare tranquillamente la religione dei propri padri e tutti insieme sono uniti dall’unico obiettivo di migliorare l’umanità; qui in particolare, dare una educazione scolastica ai bambini delle montagne.
Dopo un breve ma intenso periodo di formazione, questi giovani maestri vengono mandati nei villaggi dove devono stabilirsi con la propria famiglia. Saranno inseriti, previo accordo con le autorità scolastiche regionali, come maestri supplementari a costo zero (perché pagato da Shuktara) per l’amministrazione pubblica. In ogni villaggio che accetta l’azione di Shuktara viene inviato un maestro che assume la direzione di una sola classe, magari dividendone una di 100 o 80 alunni. Questa ‘classe pilota’ vedrà il proprio maestro puntualmente, ogni giorno, al suo lavoro, il quale all’inizio magari dovrà andare a cercare i suoi alunni, come nel film di Paolo Villaggio “Io speriamo che me la cavo”, ma poi saprà interessarli talmente con i suoi racconti e le sue storie, che essi verranno spontaneamente con interesse e piacere. La prima abilità che Lucidio chiede ai suoi maestri è infatti quella di sapere ‘affascinare raccontando’: in una cultura rigorosamente orale, dove non c’è parvenza né di televisione né della stessa radio, il rapporto con il mondo è mediato ancora dalla parola nuda, ma fascinosa, del ‘racconto’. Lo stesso maestro, dopo le sue lezioni, andrà nel villaggio a parlare con i genitori per coscientizzarli sull’importanza dell’educazione per i loro figli, sui loro diritti inalienabili, sui doveri dei maestri governativi. Lavorerà per costituire un comitato di genitori che vigili sull’attività della scuola. La scuola così rifiorisce, all’inizio solo nella sua classe pilota; ma poi, per mimesi e come in una sorta di effetto domino, in tutte le altre classi. Gli altri maestri si sentiranno costretti dalla propria coscienza o saranno costretti dai Comitati Scolastici di villaggio, ad impegnarsi seriamente, perché a questo punto saranno gli stessi bambini che chiederanno loro di far scuola come il maestro di Shuktara.
Nel 2000, quando sono venuto a conoscenza di questo straordinario maestro e della sua attività pedagogica in questa remota regione del Bangladesh, Lucidio non sapeva ancora bene come penetrare nel ‘castello’ della scuola nazionale per far rinascere le morenti scuole di questi villaggi; coltivava però già il sogno di riscatto per i bambini di queste tribù; e, seguendo l’ispirazione del suo poeta del cuore, il bengalese Rabindranath Tagore, cercava di “attaccare il suo sogno ad una stella”, come aveva fatto per tutta la sua vita. La stella a cui ha attaccato questo suo sogno è stata una grande stella, poiché oggi, dopo soli otto anni, Shuktara è diventata una realtà importante della regione; lo strumento di una “rivoluzione scolastica” che tocca oltre ottanta villaggi e interessa 5.000 bambini e una popolazione di 30.000 persone. Poca cosa in un paese di 130 milioni di abitanti, ma una grande impresa per un ‘piccolo uomo’ (Lucidio è alto non più di 1,55 mtr.) con una ‘grande anima’. Ho conosciuto Lucidio grazie ad un prete che mi aveva passato una sua lettera: parlava di regioni lontane e di gente ancor più sperduta, ma mi colpì una citazione del poeta bengalese Rabindranath Tagore; un missionario cattolico che cita un poeta indiano non è cosa di tutti i giorni. Ho scoperto più tardi che quella citazione è il faro della sua vita: “Se chiami i tuoi amici a seguirti e nessuno viene, tu parti da solo, parti senza paura”. In fondo alla lettera, un indirizzo email. Gli scrissi e dopo circa un mese ricevetti una sua risposta; cominciava così: “sono sceso dalle montagne e ho trovato la tua lettera …”. Ebbi un tuffo al cuore. Mi spiegava che ogni mese scendeva a valle per prendere un autobus che in cinque ore percorreva 200 chilometri per portarlo a Chittagong, seconda città del paese dopo la capitale Dhakka, dove a casa di amici, tornava alla ‘civiltà’ normale, si riposava un po’ e, dopo un piatto di spaghetti ed una tazza di buon caffè, aveva accesso a internet con il quale mantere i rapporti con i suoi tanti amici sparsi per il mondo. Ed è cominciata così la nostra corrispondenza e anche il nostro appoggio al suo progetto. Con 600 euro, Lucidio assicura lo stipendio annuale ad un maestro e le spese per i materiali didattici di una ‘classe pilota’ di almeno 40 bambini; ma come abbiamo visto, attraverso la classe pilota è l’intera scuola di villaggio, composta di diverse centinaia di alunni, che rifiorisce. Abbiamo cercato di coinvolgere sempre più persone, scuole, enti pubblici del nostro territorio, che è anche il territorio di origine di Lucidio. Con un contributo per noi infimo, possiamo contribuire alla ‘rivoluzione scolastica’ di Lucidio in Bangladesh. Siamo diventati la retroguardia di Lucidio, fieri di partecipare alla sua missione, orgogliosi di contribuire, con poco, alla formazione culturale ed umana di migliaia di bambini bengalesi.
Dicevo all’inizio che Lucidio è un missionario sui generis, un missionario che non può parlare apertamente della sua fede, che non vuole in alcun modo far proselitismo: verrebbe immediatamente visto con sospetto e forse cacciato. Qui non esiste un concetto di religione separata dal resto della vita: appartenere ad una religione è appartenere ad una etnia, cambiare di religione sarebbe come rinnegare la propria famiglia, una cosa abominevole. ‘Convertirsi’ qui non può significare che raggiungere il cuore profondo dell’uomo pur rimanendo dentro la propria tradizione religiosa. Lucidio, nei suoi libri di racconti, traduce, rileggendole attraverso le storie quotidiane di queste popolazioni, parabole e storie prese dal Vangelo e dalla Bibbia, come pure dalla tradizione indù, buddista e musulmana. Trasmette i più puri valori evangelici senza etichettarli come tali, in quanto valori profondi dell’uomo. Per questo egli definisce i suoi libri di racconti, “il vangelo secondo Lucidio”.
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